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Vita da giungla: alla riscossa! Il film


TITOLO ORIGINALE: Les as de la jungle
REGISTA: David Alaux
SCENEGGIATORE: Eric Tosti, Jean-François Tosti, David Alaux
PAESE: Francia
ANNO: 2017
DURATA: 97'
ATTORI: con le voci italiane di Massimo Rossi, Franco Mannella, Roberto Draghetti.
SCENE SENSIBILI: nessuna
1 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 5

La tranquillità degli abitanti pacifici della giungla è minacciata dal cattivissimo Igor, un koala che ha deciso di distruggere tutto e tutti per vendicarsi di un antico torto. Anni prima, infatti, negatagli l’ammissione in una squadra di eroi giustizieri di cui era fan, decise di diventarne la nemesi. Dopo l’ennesima drammatica battaglia, al termine della quale il cattivo viene finalmente sconfitto ma in cui uno dei buoni ci rimette il pelo, la tigre Natasha – leader del gruppo – decide di sciogliere il team e dare l’addio alle armi. Suo figlio adottivo Maurice pensa che la giungla non possa restare senza difensori e crea così una nuova squadra di eroi più giovani, anche se parecchio più imbranati.

Un prodotto di secondo piano di troppe pretese

Si vis pacem para bellum. L’unione fa la forza. Non impedire a tuo figlio di seguire la sua strada. Ci sono almeno due o tre temi importanti in questo film francese di animazione, tratto da una serie tv andata in onda in Italia su Rai Yo Yo e all’origine di un precedente lungometraggio nel 2011 (il non memorabile Vita da giungla – Operazione Tricheco). Si tratta del classico prodotto di livello medio-basso destinato a uscire in sala in un momento in cui gli schermi non sono occupati dai grandi film per ragazzi destinati a sbancare al botteghino.

Vecchie e nuove generazioni alla riscossa

Nei primi minuti del film vengono date tutte le dritte necessarie a chi non conosce già i personaggi e apprendiamo così che durante una battaglia tra i paladini della giustizia e il cattivissimo “psico-koala” Igor, la tigre Natasha salva un uovo di pinguino (finito in mare cadendo da una lastra di ghiaccio staccatasi dal circolo polare) e decide di adottare il piccolo e chiamarlo Maurice. Il pennuto cresce con il mito di sua madre (per assomigliarle si dipinge delle strisce gialle diventando “tigrato”) ma non si scompone quando lei va in pensione, sostituendola nel ruolo di vigilante. Se Natasha pensa di aver combattuto e sofferto abbastanza, e vorrebbe risparmiare al figlio le stesse grane, Maurice ritiene che il mondo abbia sempre bisogno di eroi, perché – ritiene giustamente – il male non riposa mai.
Il koala esiliato, infatti, riesce a fuggire dall’isola deserta, ingaggia dei babbuini cattivi quanto lui ma molto più stupidi (e quindi disposti a fargli da servitori) e dichiara guerra alla giungla. Il bene alla fine avrà la meglio, anche e soprattutto perché le due squadre di eroi – i vecchietti costretti a dissotterrare l’ascia di guerra e i giovani cresciuti ammirandoli ma decisi a superarli – dovranno unire le forze e mettere in comune i rispettivi talenti.

Vuoti creativi e rapporti famigliari confusionari

Date per buone le intenzioni, però, il film – ingenuamente in cerca di un posto al sole tra Madagascar e L’era glaciale – è parecchio modesto. Sono poche le gag e le battute che vanno a segno e le continue citazioni musicali e cinematografiche sembrerebbero lì per strizzare l’occhio agli adulti accompagnatori ma denunciano soltanto un evidente vuoto creativo.
Talvolta questi prodotti di secondo piano hanno una loro grazia naif che li rende in qualche modo amabili. Non è questo il caso: ci sono un paio di gag “romantiche” tra una pipistrella e un tarsio (un minuscolo primate dalle dimensioni di un roditore) inadatte ai piccoli spettatori. E poi si parla tanto di “famiglia” ma qui la catena di “adozioni” si protrae in modo stucchevole e un po’ straniante: da una parte, il tema dell’adozione non viene mai tematizzato; dall’altra, la paternità e maternità di cui parla il film comportano sempre un solo genitore: abbiamo una tigre che adotta un pinguino e un pinguino che adotta un pesciolino rosso (con l’assurdità che l’enorme felino si presenti come nonna del pesce…). Certo, c’è la “tribù” – con tanti zii putativi – a sostituire la famiglia ma da questa giungla, oltre al koala cattivo, sembra sia stata bandita (alla faccia della natura…) anche la normale procreazione.

Raffaele Chiarulli

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