Luca Sallustro è un quarantenne mite e remissivo, che sbarca il lunario insegnando dizione a una galleria di personaggi più o meno improbabili. Un giorno, per caso, salva la vita a Mario, un giovane calabrese che vuole correggere la sua inflessione dialettale per diventare attore. Quello che Luca non sa è che Mario è l’erede di una potente famiglia della malavita calabrese, i Serranò, che ora si sentono in debito con lui. Così, la tranquilla vita di Luca e quella della sua fidanzata Regina vengono stravolte dal fatto che l’uomo è ormai diventato… “uno di famiglia”. E questo può non essere sempre un vantaggio!
Uno di famiglia gioca su due topoi della commedia italiana: un protagonista gentile ma debole, completamente in balia degli eventi che lo travolgono, e la parodia del mondo della malavita, che, in questo caso, non è quello della mafia siciliana, ma della ’ndrangheta calabrese. Il film presenta qualche elemento di originalità – primo tra tutti quello relativo alla professione di Luca, un insegnante di dizione – e ha una sua godibilità, specie nelle scene comiche che hanno come protagonisti i membri della “famiglia”. Lucia Ocone nei panni della zia di Mario, Angela Serranò detta “della Morte”, e Nino Frassica in quelli di Peppino, il capofamiglia a cui nessuno può dire di no, danno vita a due personaggi macchiettistici, ma comunque divertenti. Altro punto a favore del film è lo sguardo ironico e disincantato verso alcuni dei problemi tipici della nostra società: Luca è un quarantenne affetto da un precariato lavorativo e sentimentale, che insiste nel voler emettere fatture ai suoi clienti, che però, nella maggior parte dei casi, non le pagano; è costretto a vivere a casa della fidanzata perché il suo appartamento è affittato a un uomo affetto da handicap (finti), che da mesi non paga ma è tutelato dalle forze dell’ordine e difeso dai vicini; è, infine, circondato da una schiera di amici pseudointellettuali e pseudoricchi, che non perdono occasione per metterlo in difficoltà e per umiliarlo.
Tuttavia, Uno di famiglia non riesce a salvarsi da alcuni peccati mortali che da tempo affliggono la comicità italiana e il filone “leggero” del nostro cinema, primo tra tutti il fatto di risolversi completamente in una trama episodica, a cui manca una spina dorsale che tenga insieme gli eventi. Il film di Federici risulta così più che altro una sequenza di sketch comici più o meno riusciti, che però gli negano quel poco di pathos di cui anche una commedia ha bisogno. Non c’è nessuna vera posta in gioco né per Luca, né per gli altri personaggi del film. Lo spettatore fa così estremamente fatica a trovare qualcuno in cui immedesimarsi, qualcuno delle cui sorti – per quanto trattate in modo ironico e divertito – gli importi qualcosa. I personaggi – dai membri della famiglia Serranò a Luca, dal suo inquilino ai suoi clienti, dai suoi amici alle forze dell’ordine – risultano più “personaggi” da fumetto che “persone” a tutto tondo. Manca loro quella base di umanità che, al di là del trattamento comico, basterebbe a renderli veri.
Anche il personaggio della fidanzata di Luca, Regina, che pure appare il meno scontato e il più tridimensionale, finisce per disattendere le premesse, dal momento che si limita ad arrabbiarsi, discutere, parlare, ragionare… ma, in fondo, non agisce mai.
In sostanza dunque, Uno di famiglia rimane un film leggero, più adatto ai passaggi in televisione piuttosto che al grande schermo, e a cui manca quel piccolo, grande quid in più per diventare, in qualche modo, memorabile.
Scegliere un film 2019
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