Mike McKenna è un modesto operaio del New Jersey. Un giorno, gli compare innanzi l’ex-fidanzata del liceo Roxanne, agente sotto copertura, che lo recluta per una missione ad altissimo rischio: recuperare un database contenente i dati di tutti i militari e degli agenti, segreti e non, che abbiano mai servito un qualunque alleato dell’Occidente. Uno scrigno di informazioni che sta per essere venduto al miglior offerente. L’anonima esistenza di Mike, unita alle sue doti atletiche, ne fa il miglior candidato per unirsi a The Union, l’organizzazione di cui Roxanne è membro. Per riuscire nella sua improbabile e letale impresa, Mike deve sottoporsi ad un training accelerato. Fianco a fianco con una vecchia fiamma…
Come già alcuni illustri precedenti, quali Mr. and Mrs. Smith (2005) o Duplicity (2009), The Union è una commedia d’azione che tenta di unire tra loro spionaggio e love story. Purtroppo con modesto risultato: se l’obiettivo era quello di servirsi di intrighi e armi da fuoco come scherzosa metafora dell’amore, avventura insidiosa e spericolata, tra Mike e Roxanne di avventuroso sembra esserci ben poco.
Anzi, non è nemmeno del tutto chiaro, al di là di un amichevole ed ironico affiatamento, cosa davvero provino l’uno per l’altra: il che priva il loro progressivo riavvicinamento di ogni credibilità, trascinando l’intera storia, al di là di alcune perdonabili iperboli intrinseche alla commedia, nell’assurdo. Che per Mike la vera missione sia quella di riconquistare Roxanne, è per lo più affidato alla deduzione: sullo schermo, non c’è alcun uomo innamorato.
Perlomeno non abbastanza da motivare il fatto che un eterno ragazzino come lui, da sempre in fuga da ogni vera relazione, da qualunque responsabilità, inverta rotta e rischi tutto sé stesso per l’amore di un tempo. Anche da parte di Roxanne, al contrario di lui inequivocabilmente adulta e addestrata al rischio, non c’è nulla che giustifichi il riaccendersi del sentimento: il suo rapporto col pusillanime Mike, in cui lei riconosce qualità che lui non sa di possedere, è più simile a quello di una sorella maggiore o di un’insegnante preoccupata da un allievo riottoso, che non a quello di un’amante in pectore. Da una simile coppia, ci si può forse attendere il recupero di una vecchia amicizia, nulla di più.
Vanificata così la love story, non resta altro che un thriller d’azione come molti altri, nonostante alcune svolte riescano a sorprendere. Quanto all’umorismo, si contano poche arguzie ma, fortunatamente, anche poche battute o gag maldestre.
Se la visione del film risulta ugualmente piacevole, il merito è perlopiù di Mark Wahlberg e Halle Berry: evidente, in particolare, la maestria della seconda nel dare vita a Roxanne, una diversa sfumatura per ogni singola battuta. Malgrado i limiti del racconto, qualcosa dei loro personaggi gli attori riescono a raccontarlo. Più che «l’unione» per cui lavorano o l’unione del loro (presunto) amore, merita forse di essere ricordata l’unione di una coppia di interpreti di lunga carriera, ma ancora in ottima forma.
Marco Maderna
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