Court Gentry (Ryan Gosling), nome in codice Sierra Six, è un agente della CIA tra i più esperti e affidabili. Ha un passato burrascoso: si trova in carcere a scontare la sua pena quando accetta di essere reclutato dal supervisore dei servizi segreti Donald Fitzroy (Billy Bob Thornton) per diventare un gray man, cioè un sicario addestrato per agire sotto copertura e uccidere individui scomodi. Durante una missione però qualcosa va storto: Sierra Six scopre, suo malgrado, un segreto che riguarda il suo nuovo capo in carica, Denny Carmichael (Regé-Jean Page). Da quel momento diventa lui stesso il prossimo obiettivo. Il compito di farlo fuori viene affidato a Lloyd Hansen (Chris Evans), assassino notoriamente spietato che mette una taglia sulla testa di Sierra Six, scatenando una caccia all’uomo senza tregua…
Tratto dalla serie di romanzi di Mark Greaney, The Gray Man non spicca per la sua originalità: la trama è semplice e si dipana attraverso lunghe scene di combattimenti e inseguimenti ad alto tasso di adrenalina. Berlino, Vienna e Praga fanno da sfondo a questa caccia all’uomo dalle azioni spettacolari, talvolta esagerate, al punto da sembrare quasi un video game. Ma la regia dei fratelli Russo (gli stessi che hanno diretto alcuni degli ultimi successi di casa Marvel, come Captain America e Avengers) e gli attori di prima scelta rendono tutto più credibile e l’intrattenimento è assicurato.
L’eroe, il suo acerrimo nemico, l’alleato, il mentore: tutti i personaggi sono ben definiti e al servizio di una storia di spionaggio ben narrata, che guarderanno con piacere anche gli appassionati degli action movie, sapendo di non trovarci nulla che non abbiano già visto in altri film del genere.
A cominciare dalla figura del protagonista. Court Gentry è, come da copione, un bello e maledetto, dal cuore buono: si accenna a un’infanzia difficile con un padre violento, del cui sangue si è macchiato, finendo dietro le sbarre.
Assumendo il nome di Sierra Six, Gentry è diventato certamente un abile sicario, ma con una moralità che ancora lo porta a sottrarsi agli ordini se c’è di mezzo un bene supremo, come la vita di un bambino; è l’eroe di poche, pochissime parole, ma che agisce al momento opportuno e non sbaglia un colpo, come quando deve mettere in salvo la vita di Claire (Julia Butters), la nipote di Donald Fitzroy (il suo mentore, il padre che non ha mai avuto…).
Infine, la sceneggiatura non è memorabile, ma è costruita con dialoghi a effetto cui non manca una pennellata di ironia, quanto basta per smorzare la tensione.
Dopo l’uscita in alcune sale cinematografiche, The Gray Man è approdato su Netflix e il colosso dello streaming ha già annunciato un sequel e uno spin off. C’era da aspettarselo: la storia ha un finale aperto che lo lascia intuire molto chiaramente e, in generale, tutto il film sembra essere la premessa di un racconto in cui il meglio deve ancora venire. E se è difficile immaginarsi azioni più spettacolari di quelle viste finora (quali altre città si infiammeranno per le nuove gesta di Sierra Six?) lo stesso non si può dire dei personaggi: tutti hanno un certo carisma, non sono senza spessore, il che promette bene per la trama di un The Gray Man 2.
Francesca Di Maio
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