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Suicide Squad


TITOLO ORIGINALE: Suicide Squad
REGISTA: David Ayer
SCENEGGIATORE: David Ayer
PAESE: Usa
ANNO: 2016
DURATA: 123'
ATTORI: Will Smith, Margot Robbie, Jared Leto, Jai Courtney, Cara Delevingne, Joel Kinnaman, Viola Davis, Ben Affleck
SCENE SENSIBILI: numerose scene di violenza anche impressionanti; linguaggio a tratti volgare. Alcune scene sensuali.
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Una squadra di supercattivi è ingaggiata per combattere un potente nemico che viene da un’altra dimensione. Ovviamente di mezzo ci sono segreti che lo stesso Governo non ha alcun interesse a rivelare e gli stessi super-criminali nascondono particolari del loro passato che si scopriranno a poco a poco. Nel frattempo, superando gli egoismi di ognuno, il drappello di delinquenti si compatta fino a diventare un vero gruppo, in cui ciascuno è pronto a sacrificarsi per gli altri.

Un All-Star team per la DC

A dare una scossa all’universo DC Comics, perennemente in affanno rispetto al mondo Marvel (nonostante i numeri tutt’altro che trascurabili dell’ultimo Batman vs Superman), arriva la squadra dei villain, gli antagonisti più potenti e folcloristici che, dopo essere stati messi sotto chiave, vengono recuperati per una “missione suicida”. Deadshot (Will Smith, decisamente in parte e con un gran carisma), Harley Quinn (Margot Robbie che ruba la scena con la sua sensualità e sfacciataggine), El Diablo (Jay Hernandez, efficace in uno dei personaggi più interessanti) e una manciata di altri supercattivi vengono convinti a rischiare la vita per combattere un male scatenato proprio da colei che li vuole rimettere in libertà: Amanda Waller (Viola Davis, che molti hanno trovato indimenticabile ma per chi scrive appare invece abbastanza convenzionale). A scombinare le carte il Joker, che gioca una partita tutta sua per ricongiungersi all’amata Harley Quinn. Da tutti molto atteso, questo Joker interpretato da Jared Leto a nostro avviso non dice molto di nuovo sul personaggio, ma forse bisognerà vederlo alle prese con il suo “vero” nemico Batman (presto su questi schermi?) per esprimere un giudizio più equilibrato.

L’alter ego politically incorrect della Marvel

Un’introduzione decisamente lunga, destinata a presentare tutti i personaggi, appare riuscita in alcuni passaggi e superflua in altri, innanzitutto perché è chiaro che non tutti i caratteri meritano lo stesso approfondimento (né hanno un arco degno di qualche interesse), ma soprattutto perché manca in realtà un’ossatura di racconto abbastanza convincente a cui “appendere” le mille parentesi. La missione rischia di rivelarsi un circolo vizioso e non basta una burattinaia cattivissima a rendere ragione di tanti scarti, frutto forse piuttosto di ripensamenti nella costruzione della storia.

Detto ciò Ayer, che è anche sceneggiatore del film (e che si era dimostrato vincente nel ritrarre la sporca guerra di Fury), lascia che i suoi personaggi prendano il controllo della vicenda, regalando e regalandosi momenti di leggerezza (che non stona, anche se fossero stati “aggiunti”, come dicono alcuni, per inseguire il tono ironico dei film Marvel), di politically incorrect, ma pure, qua e là, dei lampi di approfondimento psicologico che ce li fanno amare. Non è un caso che risulti più convincente la seconda parte del film dove, lasciando da parte l’inconsistenza narrativa del nemico da combattere, i personaggi dimostrano di aver stretto legami capaci di porli di fronte a dilemmi veri.

Si tratta, alla fine, di un intrattenimento rumoroso in cui la violenza non manca, ma nemmeno una dose di umorismo a renderla più tollerabile.

Luisa Cotta Ramosino

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