Joe Gardner è talentuoso pianista jazz di New York che, dopo aver passato tutta la vita a cercare di esordire come musicista professionista, si ritrova a dover insegnare musica a una svogliata classe delle medie. Però, proprio il giorno in cui la tanto agognata occasione per farsi notare sembra a portata di mano – un’esibizione con la famosa Dorothea Williams – Joe, a causa di un incidente, finisce all’altro mondo… anzi, all’Ante-mondo. Non volendo ancora morire, Joe riesce a intrufolarsi in quella dimensione dove le anime ancora non nate si preparano alla vita sulla terra. Lì, insieme a 22 – un’anima non ancora incarnatasi che non vuole andare sulla terra – escogiterà un piano per ritornare nel proprio corpo e riuscire ad esibirsi alla sua serata di esordio. Tuttavia, proprio la compagnia di 22 e la ricerca della sua Scintilla – il suo scopo nella vita – faranno ben presto capire a Joe che la vita che lui considerava mediocre aveva molto più significato di quanto pensasse…
La Pixar, più di dieci anni fa, aveva dato l’avvio a un progetto narrativo molto ambizioso, denominato poi la “trilogia dell’esistenza”: tre film che ripercorressero i punti nevralgici di quello che vuol dire essere umani. Cominciata nel 2009 con Up e la riscoperta della gioia di vivere del suo burbero protagonista e continuata nel 2015 con Inside Out, in cui l’accento è posto sul momento della crescita e dell’introspezione emotiva, la trilogia trova la sua conclusione in Soul e chiude le danze ponendo(si) la più esistenziale delle domande: qual è il senso della vita?
La Pixar, questa volta, potrebbe forse aver fatto il passo più lungo della gamba, affrontando un tema che non solo è fuori dalla portata dei bambini, ma che prende in contropiede persino gli adulti con una serie di riflessioni profonde e “metafisiche”, ben lontane dalla semplicità narrativa delle produzioni precedenti. Joe – l’uomo che pensa di sapere quale sia lo scopo della sua vita – per evitare che la sua esistenza sulla Terra finisca senza che lui sia riuscito a darle un senso, persegue quasi ossessionato quello che è il suo obiettivo, finendo però per rimanere cieco alla bellezza che lo circonda e ignorando le voci e i bisogni di chi è intorno a lui. Paradossalmente, è invece molto più facile empatizzare con 22, l’anima mai nata. Desiderosa di restare nella sua ruotine quotidiana nell’Ante-mondo, rimane immediatamente colpita da tutte quelle esperienze ed emozioni a cui Joe si è invece atrofizzato da tempo: queste fanno nascere in lei il sincero desiderio di capire quale sia il destino che l’aspetta e il motivo per cui dovrebbe venire al mondo, portandola dunque ad affrontare i dubbi e le insicurezze che ognuno si pone lungo il corso della propria vita.
Soul è un lungometraggio animato dalla straordinaria qualità tecnica, capace di regalare l’impressione di trovarsi veramente per le strade di New York City, dimostrando ancora una volta l’eccellenza della Pixar nel campo dell’animazione digitale. La trama tuttavia risulta a tratti difficile da seguire, soprattutto per il pubblico più giovane, sia per la difficile tematica trattata che per qualche buco narrativo. La ricerca del senso della propria vita è e rimarrà sempre la domanda universale a cui l’essere umano cercherà di dare risposta: la rivalutazione della bellezza della vita quotidiana e delle piccole cose ordinarie è una riflessione molto profonda, e anche vera, che però fatica un po’ a essere incarnata in una storia emozionante e davvero coinvolgente.
Mariapaola Della Chiara
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