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Sotto le foglie


TITOLO ORIGINALE: Quand vient l’automne
REGISTA: François Ozon
SCENEGGIATORE: François Ozon e Philippe Piazzo
PAESE: Francia
ANNO: 2024
DURATA: 102'
ATTORI: Hélène Vincent, Josiane Balasko, Ludivine Sagnier, Pierre Lottin, Garlan Erlos, Sophie Guillemin
SCENE SENSIBILI: riferimenti sessuali
1 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 5

Michelle Giraud è un’anziana e placida signora di campagna, frequentata soltanto dall’amica Marie-Claude. Sua figlia Valérie sta per farle visita assieme al nipotino Lucas: in trepidante attesa, la metodica Michelle investe tutta la propria arte culinaria nell’accoglierli. Ma un accidentale avvelenamento fa da innesco all’esplodere di un conflitto irrisolto tra madre e figlia. Ed è solo l’inizio di una spirale di eventi sempre più gravi. 

 

Rimediare ad una colpa

Più Michelle si sforza di fare del bene, più sembra disfare qualunque cosa tocchi. Quel che inizialmente può sembrare il delicato dramma di un’amabile nonnina combinaguai, si fa sempre più simile, pur senza sfociare in un angoscioso incubo, ad una catena inarrestabile di mali senza rimedio. Come ogni dramma installato tra le mura domestiche, la trama di Sotto le foglie, oltre ad includere alcuni tratti del tipico giallo d’ambientazione borghese, procede in forza di segreti sepolti o di fantasmi rimossi, rivelati i quali la sopravvivenza della famiglia viene messa alla prova.

E il conto in sospeso tra Michelle e figlia è di una profondità tale da trasformare la pellicola in un dolente dramma sulla possibilità o meno di rimediare alla propria colpa, di ottenere una vera e propria redenzione. Difatti, quello di Michelle – e dell’amica Marie-Claude, madre di un ex-detenuto – è un vero e proprio tormento: è lei ad aver sbagliato tutto con Valérie o i gesti di quest’ultima sono esclusiva responsabilità sua? O entrambe le cose? Il risentimento della figlia nei suoi confronti è giustificato o è un ingrato e spietato castigo senza appello? In ogni caso, esiste un modo per farne una giusta o le nostre azioni sono condannate a procurare danno sempre e comunque? Gli esseri umani sono forse strutturalmente colpevoli? Esiste un’espiazione possibile?

Una spasmodica ricerca di pace: questo è il vero volto di Michelle.

 

Verità e pace

Come già altrove nella (discontinua) filmografia di François Ozon, Sotto le foglie azzarda l’ipotesi che giustizia e redenzione non procedano necessariamente di pari passo con la verità: in altre parole, che certe menzogne possano garantire a sé e agli altri una liberazione più grande dell’altrimenti dolorosa realtà, riconoscere la quale potrebbe protrarre il danno anziché contenerlo. Se non di vera e propria menzogna, si tratta perlomeno del beneficio del dubbio: non è infatti estranea alle riflessioni di Ozon la presenza di circostanze deliberatamente equivoche, quindi di storie in tutto o in parte inconclusive. A far da complice è anche, come nel caso di Sotto le foglie, l’attenzione dedicata all’inconscio, dunque alla possibile difficoltà nel decifrare le reali intenzioni di una persona.

Decifrazione di cui – sembra dirci Ozon – non è detto che ci debba in fondo importare: un conto è individuare la verità, un altro aspirare alla pace. Pace tanto più urgente quanto più, come Michelle, ci si inoltra nell’autunno della vita (il titolo originale significa infatti «Quando giunge l’autunno»). La separazione tra verità e giustizia viene dunque introdotta, in modo consapevolmente provocatorio, non soltanto nel valutare cosa sia la buona genitorialità, ma anche nel tentativo di riconoscere un significato alla propria esistenza.

E dal momento che, nel corso della sua ricerca, Michelle non manca di bussare a tutte le porte, inclusa quella del sacro, significa che, in un modo o nell’altro, alla soluzione bisogna pur approdare: è imperativo trovare la pace. È imperativo trovare il significato.

 

Marco Maderna

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