Sonic, un riccio blu elettrico, ha un potere unico e ricercato: può correre a una velocità superiore a quella del suono. In tanti lo cercano per rubargli il suo dono. E’ per proteggerlo che il suo mentore lo fa nascondere su un pianeta lontano e sicuro… la terra, o meglio un bosco vicino a Green Hills, nel Montana. Qui effettivamente Sonic vive tranquillo e sicuro, ma giorno dopo giorno si sente sempre più solo. Nascosto osserva le vite degli altri e baratterebbe volentieri un po’ di rischio per avere quello che gli altri danno per scontato: amici, socialità, relazioni. Ecco perché finisce per uscire allo scoperto, dando il via a un’avventura mozzafiato.
Era il 23 giugno 1991 quando sulla console Sega Mega Drive esordiva il videogioco dal titolo Sonic, la risposta della casa giapponese al successo di Super Mario della Nintendo. Serviva un eroe per mettere in risalto la velocità supersonica del nuovo device. Ecco perché il riccio blu viaggia alla velocità della luce.
Il videogioco, come quelli dell’epoca, non ha una storia alle spalle, Sonic deve solo correre per evitare trappole e nemici. Fu un successo planetario, tanto che Sonic non ha solo dato vita a una vera saga di videogiochi, ma è addirittura diventato la mascotte della Sega.
Proprio per rendergli omaggio e rilanciare la sua icona anche nel nuovo millennio si è deciso di dedicargli un film. Come detto la drammaturgia era abbastanza libera: si sapeva solo che Sonic viveva sulla terra, sapeva correre e aveva un carattere solare. Ecco allora la premessa: Sonic viene da un altro pianeta e proprio il suo potere lo rende ricercato. Per questo finisce sulla terra, per nascondersi. Ma giorno dopo giorno vivere nascosto lo rende triste. Si sente solo. Invidia la socialità altrui. Darebbe qualsiasi cosa per avere una famiglia. Ed è così che esce dall’anonimato attirando su di sé sia le simpatie dello sceriffo Tom, che, al contrario, si annoia a morte nel suo paesino e sogna di fare il poliziotto a San Francisco, e le mire del dottor Robotnik, uno scienziato geniale, ma sociopatico credibilmente interpretato da Jim Carrey.
Questa la premessa per un road movie in fuga tra un padre putativo, Tom, che sogna cose lontane, non capendo le fortune che ha nel piccolo paese in cui vive, e un figlio iperattivo, ma solare, Sonic. Insieme vivono un’avventura che li porterà a vincere le reciproche incomprensioni e creare una famiglia.
L’opera è semplice e di puro intrattenimento, ma tratta un tema diventato suo malgrado urgente dopo l’arrivo del Coronavirus: può la sicurezza personale venire prima della socialità? Detta in altro modo: è meglio stare soli e salvi o rischiare, ma vivere davvero? La risposta che dà Sonic è che, a fronte dei rischi, è meglio lanciarsi, e a velocità supersonica, nel gioco non facile, ma in fondo divertente della vita.
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