Un gruppo di terroristi islamici si infiltra tra gli immigrati clandestini che come ogni giorno varcano il confine tra Messico e Stati Uniti, in cerca di pace e benessere. Poche ore dopo il Paese è sconvolto da un terribile attentato in un supermercato, in cui perdono la vita anche donne e bambini. Il governo allora incarica l’agente della CIA Matt Graver, di innescare una guerra tra cartelli del narcotraffico messicano, sospettati di aver favorito l’arrivo dei terroristi sul suolo americano. Per portare a termine la difficile missione, Graver chiede l’aiuto di Alejandro, un libero battitore con un conto in sospeso con i narcotrafficanti. L’uomo crea i presupposti per uno scontro tra il cartello dei Matamoros e quello del boss Carlos Reyes, rapendo la figlia di quest’ultimo. Le cose ovviamente non vanno come previsto…
Soldado è il secondo film della ipotizzabile trilogia aperta con Sicario, diretto da Villeneuve (fra gli altri anche Blade Runner 2049), dove vengono confermati i due protagonisti, personaggi borderline e avvezzi alla violenza: il cinico Matt Graver (Josh Brolin) e l’enigmatico Alejandro (Benicio del Toro). A loro il compito di combattere i principali cartelli del narcotraffico messicano che oltre, che su droga e immigrazione clandestina, adesso pare lucrino anche sui folli propositi di morte dei terroristi islamici (anche se più avanti nel film vedremo che non è proprio così).
Questa volta la regia è stata affidata al “nostro” Stefano Sollima (figlio di Sergio, ndr), che ha ben figurato alla sua prima americana. Del resto, il regista della serie Gomorra e Romanzo criminale aveva già dato prova di saper raccontare storie in cui la vera protagonista è la violenza più cruda, cioè quella adoperata dalle grande organizzazioni criminali che non guardano in faccia a niente e a nessuno, in nome del potere e del dio denaro. E, anche questa è una storia dove i criminali da combattere sono talmente cattivi che i buoni sono autorizzati ad usare la violenza, feroce, ottusa e spietata. Perché quello qui raccontato è uno di quei luoghi del pianeta dove il bene combatte il male con le sue stesse armi: quelle della violenza senza alcun limite morale. E così, sullo sfondo di scenari western – raccontati tramite l’utilizzo di obiettivi larghissimi e inquadrature aeree proposte a ripetizione – va in scena una storia di guerra atipica, moderna, silenziosa, senza schieramenti o accampamenti ma altrettanto sanguinaria.
Si capisce da queste premesse che inevitabilmente la trama è esile, le svolte poche: il minutaggio è saturo (come è naturale, per il genere) di sequenze action, sparatorie, bombardamenti, irruzioni, rapimenti e salvataggi. C’è quindi davvero poco spazio per i sentimenti. Il cuore “caldo” del film (che nel primo episodio, Sicario, era appaltato alla stridente presenza dell’angelica Emiliy Blunt) sta qui nel rapporto “alla Leon” tra la giovanissima figlia del narcotrafficante, Isabella Reyes, e l’implacabile Alejandro – che ha perso una figlia sordomuta proprio per opera degli uomini del padre della ragazza –, ma viene solo accarezzato. La sensazione è che sia un po’ un’occasione sprecata, da questo punto di vista, ma di certo nessuno vedrà questo film sperando di emozionarsi né tanto meno commuoversi, per i risvolti sentimentali della storia raccontata.
Scegliere un film 2019
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