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Sei fratelli


TITOLO ORIGINALE: Sei fratelli
REGISTA: Simone Godano
SCENEGGIATORE: Simone Godano e Luca Infascelli
PAESE: Italia
ANNO: 2024
DURATA: 101'
ATTORI: Riccardo Scamarcio, Adriano Giannini, Valentina Bellè e Gabriel Montesi
SCENE SENSIBILI: una scena a contenuto sessuale, una scena di violenza.
1 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 5

Manfredi Alicante, imprenditore spregiudicato e padre di famiglia assente, scopre di essere malato terminale e si suicida. Dopo la sua morte, la numerosa famiglia (cinque figli avuti da tre donne diverse) si riunisce, per dirgli addio e dividersi l’eredità. Si viene a sapere solo in questa circostanza, davanti al notaio, che i figli in realtà sono sei – c’è anche Luisa, il frutto di una relazione extraconiugale avuta dall’uomo oltre trent’anni prima – e che le uniche cose che il padre ha lasciato, sono un allevamento di ostriche vicino a Bordeaux e gli ingenti debiti accumulati per le avventate scelte imprenditoriali. Le recenti scoperte e la forzata convivenza mettono duramente alla prova la già intricata situazione famigliare…

Famiglia allargata

Il regista di Marilyn ha gli occhi neri racconta la storia di una famiglia fuori dall’ordinario, in cui sei fratelli che si conoscono poco e si sopportano anche meno, divisi dalla vita e dai propri errori, si ritrovano a dover vivere gomito a gomito per un periodo breve ma intenso, l’occasione per tornare a scontrarsi ma anche per sciogliere i nodi esistenziali, lenire le ferite del passato e, forse, riallacciare i rapporti.
La trama, piuttosto lineare e senza particolari colpi di scena, ha il suo punto di forza nella complessità dell’impianto relazionale che caratterizza questa strana famiglia, i cui componenti sono diversi per carattere, educazione e anche estrazione sociale (viene particolarmente sottolineato il diverso imprinting materno).
Il motore drammaturgico è legato al proposito condiviso, nonostante tutti gli attriti, di voler gestire nel migliore dei modi le incombenze economiche e pratiche conseguenti alla dipartita del padre. Anche se obiettivamente non è una “mission impossible” e i problemi da risolvere non sembrano ostacoli insormontabili, i rapporti tra le persone sono talmente aggrovigliati e compromessi, tra tradimenti, paternalismi gratuiti e rivalità, da rendere complicate anche le situazioni più semplici. Si percepisce infatti che la posta in gioco è soprattutto affettiva, perché è forse l’ultima occasione (lo sanno tutti) per ricomporre il quadro famigliare.

Un bagno di speranza

La storia raccontata quindi ha risvolti decisamente drammatici ma alcune situazioni surreali, la personalità e gli atteggiamenti sopra le righe dei personaggi, rendono la narrazione leggera, ironica, a tratti grottesca. D’altra parte, la visione complessiva della famiglia come istituzione, nonostante quella raccontata sia indubbiamente da considerare un caso limite, è tutto sommato positiva: alla fine infatti tutta la vicenda spoglia i protagonisti dalle ipocrisie e da ogni resistenza interiore, mettendoli a nudo di fronte al bisogno che ciascuno ha di affetti sinceri.
E il tema della colpa, che serpeggia per tutto il corso della storia, sembra volerci ricordare che la vita prima o poi presenta il conto, chiedendo ad ognuno di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e delle proprie scelte: lo dicono implicitamente anche nella scena finale i protagonisti, malconci e feriti nel corpo (e nello spirito) da una lunga serie di sfortunati eventi, lanciando un messaggio di speranza per il futuro e risollevando l’umore dei personaggi (e dello spettatore) dopo il desolante quadro esistenziale dipinto nel film.

Gabriele Cheli

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