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Santocielo


TITOLO ORIGINALE: Santocielo
REGISTA: Francesco Amato
SCENEGGIATORE: Salvo Ficarra, Valentino Picone, Francesco Amato, Davide Lantieri e Fabrizio Testini
PAESE: Italia
ANNO: 2023
DURATA: 120'
ATTORI: Salvo Ficarra, Valentino Picone, Barbara Ronchi, Maria Chiara Giannetta e Giovanni Storti
SCENE SENSIBILI: nessuna
1 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 5

L’umanità è allo sfascio, tra guerre ed egoismo, e in paradiso si decide democraticamente di mandare sulla terra un nuovo messia. Così Dio (Giovanni Storti) invia l’angelo Aristide (Picone) a dare il divino annuncio alla ragazza prescelta ma a causa di un incidente automobilistico, feconda per sbaglio l’avventore di un pub (Ficarra), un uomo gretto e in procinto di divorziare dalla moglie. Dopo essersi ripreso dalle conseguenze del sinistro stradale, persi i poteri della sua natura angelica e scaricato anche dalle sfere celesti per il pasticcio combinato, Aristide si adopera per accompagnare il “gestante” nel percorso di accettazione della miracolosa gravidanza, tra mille peripezie e contro i pregiudizi delle persone, fino alla nascita del Figlio di Dio…

La seconda venuta

Dopo Il Primo Natale, Ficarra e Picone si cimentano di nuovo in un film a tema natalizio con la N maiuscola. Questa volta la posta in gioco addirittura si alza, se possibile, per raccontare in chiave di commedia la seconda venuta nel mondo di Gesù Cristo. Possibile far ridere e scherzare su un argomento così serio ed importante?
La domanda, dopo aver visto il film, rimane in realtà senza risposte convincenti perché si capisce presto che la missione terrena dell’angelo e il disastroso scambio di persona (e di sesso) sono solo un pretesto per affrontare ben altri temi ed argomenti.
Al risveglio dal coma di Aristide, infatti, tre mesi dopo l’incidente e il conseguente concepimento, la storia si concentra quasi esclusivamente sui problemi fantascientifici (ed indubbiamente comici) di un maschio incinto e sull’impatto che questa incredibile situazione ha sullo stesso protagonista e, soprattutto, sull’opinione pubblica.
La convivenza della strana coppia, formata dall’angelo dismesso e dal futuro “puerpero”, è foriera di una gran quantità di equivoci e malintesi, che si traducono in situazioni di commedia, scontrandosi con i vari stereotipi di genere. Il tema dell’inclusione e la battaglia contro ogni forma di discriminazione – soprattutto nella sua accezione legata all’identità sessuale – sono latenti e praticamente sottesi ad ogni scena in tutta la parte centrale del film, sovrastando completamente l’altro grande tema (il secondo avvento del Messia) promesso nel primo atto della storia e anche nel trailer.
Per tutto il resto della storia nemmeno una battuta nei dialoghi viene spesa sull’argomento e praticamente in nessuna situazione si fa riferimento apertamente (e seriamente) ai risvolti spirituali e religiosi del fatto – seppur ci siano diverse scene in chiesa e gran parte della trama sia ambientata in una scuola cattolica – sorvolando completamente sulla portata ed il senso profondo dell’atteso evento.

Le vie del Signore

Dato l’argomento e le tematiche affrontate, il film risulta molto lungo per essere una commedia e in certi punti sembra quasi ci siano più film nel film, ma la verve e i meccanismi comici della coppia di attori sono sempre efficaci e anche i personaggi sono costruiti sui caratteri dello storico duo comico, con il cinico Ficarra e l’ingenuo Picone.
La parte più interessante e coinvolgente del film però, da un punto di vista narrativo, è il percorso di cambiamento di Nicola che da opportunista e testardo, si addolcisce fino a diventare un perfetto (per quel poco che si vede) padre single, capace finalmente di aprirsi anche alla fede.
In conclusione, se tutto sommato il film non può considerarsi blasfemo (come qualcuno ha detto) perché il messaggio sembra essere che, come si suol dire, “le vie del Signore sono infinite” e “Dio scrive dritto anche sulle righe storte” (e anche perché in fin dei conti la storia parla più di altro). D’altra parte, è anche vero che su certi temi è molto difficile scherzare e far ridere perché in una sfera molto intima e personale come quella della fede si rischia spesso di urtare la sensibilità delle persone.

Gabriele Cheli

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