Carolina si ritrova improvvisamente vedova. Mauro è morto sul luogo di lavoro, la fabbrica dove suo padre Cesare ha passato tutta la sua vita. Proprio la fabbrica ha ucciso un uomo di soli 35 anni e ha lasciato orfano di padre Bruno, che va ancora alle elementari. Il giorno prima del funerale ci si prepara a quello che dovrebbe essere un evento mediatico, con giornalisti e televisione pronti a raccontare un’altra storia sulle “morti bianche”. Ma mentre gli ex operai amici di Cesare pensano a organizzare dei picchetti e diversi conoscenti si alternano nel loro appartamento, Carolina ha un grosso problema da risolvere: non piange. Non riesce a piangere. Ci prova, si sforza, ma sembra che tutto scorra senza che lei riesca a versare una lacrima per il marito che amava. Nessuno sembra farci caso, ma Bruno è un bambino attento e pone domande. E intanto, Cesare, oltre alla perdita del figlio, si ritrova a fare i conti con il passato che ritorna…
Con la carriera da attore ormai già giunta al suo apice, Valerio Mastandrea prova il grande salto dietro alla macchina da presa e si cimenta con la sua opera prima da regista. Insieme allo sceneggiatore Enrico Audenino, Mastandrea porta sul grande schermo una storia piccola e sincera che racconta dolori grandi, in grado di spezzare bambini, donne e uomini ormai anziani. Una storia che sembra fatta apposta per lui, per un attore che ha sempre privilegiato quel cinema indipendente che dà maggior peso ai personaggi e alle loro vicende, più che al budget e alla promozione.
Ride, innanzitutto, mette in scena la vita di chi resta, di chi deve vivere un lutto improvviso e non sembra avere gli strumenti emotivi per farlo. La protagonista, Carolina, affronta le frasi fatte, le condoglianze e l’amarezza di chi con suo marito ha perso un amico e collega con una calma che pare quasi inappropriata. Del giudizio della società – che si aspetta la disperazione – lo spettatore è cosciente, e viene portato a interrogarsi sul perché Carolina non riesca a piangere il marito. Ed è in questo che il film ha la sua maggior forza e originalità, perché non dà risposte eclatanti ma getta una luce di straordinaria verità sul terremoto che la perdita di una persona cara provoca nella vita di una famiglia. Un terremoto a cui nessuno in fondo è mai preparato e che mette i personaggi a nudo di fronte alle loro fragilità. A questo tema si aggiunge, poi, la rappresentazione di un doloroso rapporto padre- figlio che ha risentito dell’ambiente della fabbrica e della mitologia che la circonda. Per Cesare la tragica perdita di Mauro coincide anche con la delusione degli ideali per cui, da operaio, ha combattuto tutta una vita. Lo sguardo che lui e i suoi amici hanno sulla vicenda è quello proprio dei reduci di una guerra perduta. Al rischio di essere catalogato (in parte, a ragione) come un film “di nicchia”, Ride risponde con una storia che invece parla a tutti, soprattutto grazie ad una sincerità nei dialoghi tanto brutale quanto necessaria.
Scegliere un film 2019
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