Peter mal sopporta la sua sorellina Anne, ma quando una notte non la trova più nel suo lettino, decide di mettersi sulle sue tracce. Viene così catapultato nel bel mezzo dell’universo. Con l’aiuto del maggiolino Ronzolino e dell’Uomo del Sonno, affronterà un viaggio spaziale per liberare Anne dalle grinfie dell’Uomo Luna.
Peter va sulla Luna è una rivisitazione in chiave moderna della popolare fiaba tedesca per bambini, Il viaggio verso la Luna, scritta nel 1915 da Gerdt von Bassewitz. Ali Samadi Ahadi mescola folklore popolare, immaginario lunare tipicamente novecentesco, ambientalismo e bullismo in un unico calderone, dando vita a una storia sicuramente fantasiosa, ma poco amalgamata.
Tutto ha inizio con la vicenda di un fratello e una sorella, che è la storia di tutti i fratelli del mondo, che devono imparare ad accettarsi, a volersi bene e a prendersi cura l’uno dell’altra. Peter, il razionale fratello maggiore, mal sopporta la vivace e fantasiosa sorellina che gli occupa la cameretta e lo disturba in continuazione. Ne farebbe volentieri a meno, se non fosse che una notte non la trova più e si costringe a cercarla per poi finire immischiato in un viaggio che di razionale ha ben poco, visto che si ritrova a viaggiare nel bel mezzo dello spazio.
Dopo pochissimi minuti dall’inizio del film, la grafica cambia aspetto e prende le note cupe e spaventose degli anime giapponesi per raccontarci il passato di un coleottero, il vecchio Ronzolino, che è alla ricerca di due bambini che possano riportare sulla terra la sua casa, una betulla, e la sua amata Ronzolina, spedite erroneamente sulla Luna, insieme al malvagio uomo Luna, dalla Fata della Notte.
Ma non è finita qui, perché Peter e Ronzolino, arrivati nello spazio, troveranno un terzo improbabile alleato, l’Uomo del Sonno, che si contende insieme ad altre leggendarie creature un posto al banchetto della Fata della Notte.
Le tre vicende, che sembrano essere legate da un sottilissimo filo di trama, sono accomunate dal tema del bullismo: Peter viene preso di mira da alcuni compagni di scuola, Ronzolino dagli altri insetti e l’Uomo del Sonno dalle altre creature leggendarie che molto ricordano Le 5 Leggende di Jack Frost. Eppure la storia si scioglie senza che questo sia davvero il tema principale e lo stesso vale per tutti gli altri topics che vengono accennati. La cura per l’ambiente viene citata e abbandonata, l’amore tra fratello e sorella non viene mai realmente approfondito, se non con monologhi estremamente “telefonati”, o come dicono gli americani, “on the nose”. Peter va sulla luna rimane dunque estremamente in superficie senza riuscire a toccare l’animo degli spettatori né con la caratterizzazione dei personaggi né con la loro evoluzione. Sono i personaggi femminili, in particolare, a lasciare a desiderare: la Fata della Notte apatica e totalmente inutile, la Fata della Tempesta completamente succube di uomini più potenti; a scagliare una freccia in favore dell’empowerment femminile, tanto caro ai film di oggi, sono la piccola Anne e le sue amiche stelle cadenti dalle quali però lo spettatore non ha il tempo di congedarsi.
Ciò che piace di questo lungometraggio è la magia del mondo spaziale, abitato da stelle cadenti bambine e da una luna di latte e formaggio che era già stata portata sul grande schermo agli inizi del Novecento con la nascita del cinema da Georges Méliès.
Buchi di trama, intrecci sconnessi, una sovrabbondanza esagerata di personaggi secondari che, per quanto affascinanti, non aggiungono nulla alla storia, figure femminili non carismatiche e protagonisti poco empatici fanno di questo film un prodotto che può intrattenere i più piccoli senza lasciare però qualcosa di vero e profondo che faccia uscire lo spettatore cambiato, almeno un po’, dalla sala cinematografica. Less is more dice una legge non scritta: e in quei due fratelli e nel loro viaggio c’era tutto ciò che serviva per una storia magica che lasciasse qualcosa di universale.
Chiara Comotti
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