Peter Rabbit vive insieme a sorelle e cugino in campagna, vicino alla casa del terribile e vecchio McGregor, che anni prima si è reso responsabile della morte dei suoi genitori. Da allora Peter non gli dà pace, e cerca di appropriarsi del suo giardino. Dalla sua, ha l’appoggio non solo della famiglia, ma anche della bella e giovane Bea, vicina di casa dell’uomo. Quando McGregor muore, in seguito a un infarto, la casa passa nelle mani del nipote Thomas. L’arrivo del giovane sembra portare ancor più scompiglio nella vita di Peter, che non riesce a capacitarsi di come Bea possa trovare interessante un uomo come lui che non ama gli animali, specialmente i conigli…
Peter Rabbit è un interessante esempio di mescolanza tra umani e animali digitali.
I conigli in camicia, che parlano e fanno l’occhiolino come gli uomini, ci trasportano in uno scenario fantastico, che però non ha nulla di fiabesco. Peter e compagni infatti (non solo conigli, ma anche ricci, maiali, volpi, galli), sono tutt’altro che esserini mansueti e dolci. I dispetti organizzati ai danni prima dei McGregor non sono per niente innocenti.
Peter è come un ragazzino iperattivo e bulletto, scaltro e impavido, che ama mettersi nei guai e causarne agli altri.
Il risentimento di Peter nei confronti del vecchio McGregor è piuttosto comprensibile, dal momento che l’uomo ha ucciso i suoi genitori e minaccia di fare altrettanto con lui. La morte dell’uomo, di cui Peter vanta la responsabilità, è salutata addirittura con gioia e soddisfazione. Le azioni punitive di Peter, prima contro il vecchio McGregor e poi contro il giovane nipote, non sono proprio edificanti, né tanto meno educative e richiamano, per certi aspetti, il genere della commedia demenziale per adolescenti. Di certo la fisicità stile slapstick comedy rende le gag piuttosto comiche e quindi di facile presa sul pubblico infantile, ma la storia perde del tutto la poeticità dei personaggi e dell’immaginario visivo di Beatrix Potter. L’autrice di Peter Rabbit, molto nota nel mondo anglosassone e a cui fu dedicato un film con Renée Zellweger nel 2006 (Miss Potter), è omaggiata soltanto nella scelta del nome della giovane vicina di casa di McGregor, Bea. Bea è un’aspirante pittrice di opere astratte, ma si diverte a dipingere anche i suoi amici conigli, con una tecnica e un tratto che rievocano il mondo visivo della Potter. Bea è innocente e un po’ naïfe ama gli animali della campagna, che rispetta in quanto primi abitanti della natura. Thomas, invece, ha una personalità ossessivo compulsiva e maniacale e cerca di tenere fuori dall’orto ogni tipo di intruso a quattro zampe, attirandosi così le antipatie di Peter, con cui ingaggia una battaglia senza esclusione di colpi. La storia d’amore tra Bea e Thomas è alquanto improbabile e il dipanarsi della trama piuttosto prevedibile.
L’aspetto più deludente del film, che risulta comunque piacevole e divertente per i più piccoli (negli USA ha avuto ottimi incassi), è però il parziale tradimento dell’immaginario fantastico e bucolico a cui il personaggio originale fa riferimento.
Il film strizza l’occhio ai gusti del pubblico infantile contemporaneo, con l’introduzione di più azione, velocità e un tipo di comicità che ricorda i classici animati alla Tom & Jerry. Se i colori pastello dell’autrice, la delicatezza delle immagini acquarellate e la maggiore semplicità delle storie potrebbero risultare certamente anacronistici e poco affascinanti agli occhi dei piccoli spettatori di oggi, è anche vero che in questa nuova versione del coniglietto più famoso di sempre, completamente stravolta, si perde quasi del tutto il mondo senza tempo dell’infanzia, pieno sì di spericolate avventure, ma anche di piccole e grandi scoperte piene di stupore.
Eleonora Fornasari
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