Un uomo evaso da un campo di lavoro cerca disperatamente di recuperare la pellicola di un cinegiornale dove potrà vedere almeno per un secondo l’immagine della figlia perduta.
Durante la rivoluzione culturale Zhang Jiusheng evade da un campo di lavori forzati per ritrovare la registrazione del cinegiornale numero 22, contenuto all’interno del film Heroic sons and daughters. All’interno vengono ripresi giovani cinesi dediti al regime, impegnati in estenuanti lavori fisici per raggiungere degli altissimi obiettivi di rendimento. Tra questi anche la figlia di Zhang, che compare solo per un secondo. Rivedere quel filmato per l’uomo è l’unico modo di ritrovare per un istante la figlia perduta, che si rifiuta di vederlo dopo il disonore del suo arresto e che potrebbe essere addirittura morta a causa delle eccessive fatiche.
In quest’opera Zhang Yimou ripropone la sua, nemmeno troppo velata, critica al regime di Mao, tanto che il film, pur essendo prodotto nel 2020, è uscito nelle sale solo nel 2022 a causa delle ripetute censure da parte del governo cinese. La rivoluzione culturale, già altre volte evocata dal regista, ha distrutto la famiglia tradizionale, mettendo figli contro genitori, mogli contro mariti, parenti che anche solo per un vago sospetto o per una parola sbagliata denunciarono i propri cari come oppositori del regime.
Il risultato furono figli orfani, donne sole e uomini senza più dignità, attaccati alla vita solo per il desiderio di rivedere i propri affetti, ritrovandoli più tardi distrutti o profondamente feriti.
One Second racconta una di queste storie, ambientata in un villaggio dove, come spesso accade nei film di Zhang Yimou, il popolo non si assume né colpe né responsabilità, il male non è mai del singolo, ma solo ed esclusivamente delle circostanze storiche e del potere dominante.
Anche il proiezionista Mr Film, considerato da tutti un’autorità e figura di spicco all’interno del Partito, quando denuncerà il protagonista lo farà in fondo per un senso del dovere, non certo per cattiveria. I due infatti, lungo il corso della storia, diventeranno semplicemente degli ottimi amici.
Eppure la grande ironia positiva che caratterizza il regista, non lascia mai nella storia un accento solo negativo.
Nel rapporto con l’orfana Liu infatti, che ruba più volte la pellicola del film per costruire una lampada al fratello minore, il protagonista Zhang ritrova la sua forza affettiva: ritrova una figlia da accudire e proteggere, qualcuno da rincorrere e da sgridare, qualcuno che possa ancora dare semplicemente un senso alla sua esistenza.
I rapporti familiari, fondamenta ancora oggi solide della millenaria cultura cinese, sono così recuperati. Il dolore mette il popolo a dura prova ma non spegne mai la forza e il coraggio di ricostruire.
Infine, nel film viene anche chiaramente esaltato il profondo amore e riconoscimento che l’autore ha per il cinema, grande mezzo per sognare e unico diversivo di una vita annichilita e a tratti insignificante.
Ilaria Giudici
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