Otto, un vedovo scorbutico e solitario, cacciato in pensione da colleghi molto più giovani di lui, si dedica a imporre ordine e disciplina nel vicinato. Dietro la sua insofferenza ed estraneità nei confronti delle persone che abitano il mondo si cela una profonda infelicità. L’unica soluzione che Otto trova a una vita ormai priva di ogni significato è il suicidio, ma l’arrivo di Marisol, di suo marito e delle sue due figlie, stravolge i suoi piani, facendogli capire che la vita lo può ancora sorprendere.
Basato sul romanzo L’uomo che metteva in ordine il mondo (2012) dello scrittore svedese Fredrik Backman, Non così vicino è il remake del film svedese Mr. Ove (2015) di Hannes Holm, candidato agli Oscar nel 2017 nelle categorie Miglior film straniero e Miglior trucco.
Marc Forster dirige magistralmente l’adattamento di una storia che non spicca per originalità, ma capace di commuovere, far sorridere e riflettere. Otto è un misantropo, un meticoloso e un inquadrato, la cui missione è mettere in ordine il mondo, far rispettare le regole, assicurarsi che tutto sia fatto secondo un criterio di giustizia (“Se acquisto meno di due metri di corda non devo pagare per due metri”). Seguiamo la sua vita fatta di ronde in un quartiere abitato da vicini esuberanti e vecchi amici che, nonostante i comportamenti ostili di Otto, sembrano non riservargli rancore. E ben presto capiamo il perché: Otto non è sempre stato così, un tempo era stato uno di loro, un amico, una valida spalla su cui contare, ma con la morte della sua amata moglie Sonya, insegnante dal cuore d’oro e avida lettrice, ogni luce che illuminava la sua vita si è spenta. Per questo Otto ha deciso di togliersi la vita. Lo fa con la precisione e la meticolosità che contraddistinguono il suo carattere, eppure c’è sempre qualcosa o qualcuno che interrompe i suoi tentativi: il ricordo di Sonya e l’arrivo di nuovi vicini, di Marisol, messicana in dolce attesa con un marito poco avvezzo a qualsiasi attività domestica – dal parcheggiare all’usare una scala o una brugola – e delle loro due figlie. Grazie al loro arrivo Otto torna a sentirsi utile e a capire che ha tanto da offrire agli altri, deve solo rendersi conto che anche gli altri hanno tanto da offrire a lui. Sarà Marisol con il suo entusiasmo, i suoi manicaretti messicani e la sua schiettezza a fargli capire che vale la pena andare avanti, che la vita è una sorpresa che vale la pena di essere vissuta, sempre.
Un’altalena di flash back ci fa scoprire il passato di Otto e Sonya. Il loro primo incontro, il matrimonio, l’arrivo nella loro casa e le sofferenze e dolori che li hanno uniti ancora di più. Una storia d’amore che continua nel presente, nelle visite di Otto al cimitero. Una storia d’amore che oggi si estende anche agli altri: i vicini. Non abitanti del mondo da allontanare, ma amici da aiutare e da cui farsi aiutare. L’arrivo di un gatto e poi di un ragazzo transgender, ex alunno della moglie, riempiono una casa ormai spenta, senza più corrente né linea telefonica. Protagonista di questa storia d’amore a 360° è il cuore di Otto. Un cuore troppo grande per una malformazione congenita che inizia a farsi sentire, ma che, grazie all’intervento di Marisol, può continuare a battere per la vita sua e degli altri.
Tom Hanks interpreta un personaggio già visto – si pensi a Walt Kowalski di Gran Torino – ma lo fa con la giusta dose di ironia e simpatia, capace di rendere Otto un personaggio amabile, benché di amabile all’inizio non abbia proprio nulla. Mariana Treviño, interprete di Marisol, gli fa da spalla. Questo film è anche l’esordio per il figlio dell’attore, Truman Hanks, che interpreta Otto da giovane, riuscendo a renderlo un personaggio a cui non si può non volere bene. Il regista calibra e fa assaporare ogni momento a partire dalla seconda scena della pellicola in cui vediamo Otto sdraiato sul lato sinistro del letto ancora addormentato, la mano con la fede appoggiata sull’altro lato: non servono parole per dirci che ha perso la moglie e che la ama ancora.
Un elemento sembra però non riuscire a integrarsi totalmente nel flusso narrativo: l’inserimento del mondo dei social media e del giornalismo incrina la realtà sospesa in cui il film sembra essere ambientato. Nonostante questo, Non così vicino rimane un lungometraggio che permette di riflettere sulla vita, sul rapporto e le relazioni con gli altri, capace di parlare e fare emozionare un pubblico eterogeneo.
Chiara Comotti
Tag: 4 stelle, adattamento da romanzo, Commedia, Drammatico, Remake