Adelaide Wilson torna dopo molto tempo insieme alla famiglia nella casa al mare di Santa Cruz dove, nel lontano 1986, si era persa in un luna park vicino alla spiaggia. Un trauma che ancora non ha superato e che torna alla luce quando iniziano ad accadere strane cose. Poi un gruppo di persone, apparentemente l’esatta replica di Adelaide, suo marito e dei suoi figli, compare nel loro giardino e le cose precipitano…
Dopo un fulminante esordio nel cinema horror, con Get Out, grande successo sia di botteghino che di critica (vincitore anche dell’Oscar per la miglior sceneggiatura originale), il regista, sceneggiatore e attore Jordan Peele torna con un’altra storia terrorizzante dai chiari risvolti politici, che pesca nell’immaginario del doppio caro alla letteratura e al cinema di paura, per imbastire una metafora molto esplicita delle tensioni dell’America di oggi.
I protagonisti, di colore ma benestanti e con amici bianchi e similmente borghesi (la battuta sulle chiavi di scorta che consentono agli intrusi di entrare sottolinea questa sostanziale assimilazione di classe), si vedono all’improvviso minacciati da una copia di se stessi muta (se non per la mamma, vera “capofamiglia”, ma il perché lo scopriremo solo alla fine) e violenta. Chi siano e cosa vogliono (ma poco altro) lo dichiarano subito: sono americani e vogliono quello che loro hanno. Non ci vuole molto perché il mondo apparentemente tranquillo della cittadina balneare, ben oltre i confini di casa Wilson, si trasformi nel palcoscenico di una lotta senza quartiere tra originali e “copie”.
Il film sfrutta con abilità sia gli stilemi e l’immaginario di genere (fughe in macchina, cantine oscure, porte che sbattono svelando nemici in agguato, luoghi di esperimenti genetici nascosti nel sottosuolo), sia una moltitudine di riferimenti alla cultura pop americana, dai video di Michael Jackson (Thriller, che sembra ispirare i movimenti degli aggressori muti) ai film di Steven Spielberg, fino ad Alice nel Paese delle Meraviglie, con la discesa a un altro mondo attraverso un buco pieno di conigli bianchi.
Peele anche qui, nella migliore tradizione di certo horror, lascia scoperta la critica sociale, con le copie degli amici dei Wilson che, dopo aver brutalmente eliminato gli originali, si impegnano a godersi tutti i simboli del loro benessere, dai trucchi all’assistente domestico vocale, in una grottesca rivisitazione di uno spot.
A guidare la storia, però, sono gli occhi e le azioni di Adelaide, la prima a percepire quello che sta accadendo, e la più decisa a difendere ad ogni costo la sua famiglia (mentre il marito Gabe fornisce più che altro l’alleggerimento comico, a proposito o meno). E Lupita Nyong’o (già bravissima in 12 anni schiavo e con Black Panther ormai avviata verso lo status di star) regge bene la doppia parte di protagonista e antagonista fino al twist finale, che costringe a rivedere tutto l’accaduto con una prospettiva diversa.
Il regista e sceneggiatore è bravo fino alla fine a mantenere la storia concentrata sui suoi protagonisti, pur lasciando intendere uno scenario apocalittico più ampio, che tuttavia si rivela solo nel finale e che offre a tutta la pellicola una chiave di lettura sorprendente. Una storia a tinte forti, che si in serisce con efficacia nel filone più politico del genere horror, confermando il tentativo di Peele di fare un intrattenimento intelligente capace di parlare alla testa oltre che allo stomaco.
Scegliere un film 2019
Tag: 4 stelle, Apocalittico, Horro, Satira, Thriller