Matthew Morgan è un professore americano che, rimasto vedovo, trascina la vita in disperata solitudine in una Parigi estranea e ostile. Un giorno incontra sul bus Pauline, giovane insegnante di cha cha cha, orfana e sola come lui. Tra i due nasce un’amicizia profonda che anima le rispettive solitudini, riavvicinando il vecchio professore alla bellezza della vita. Ma la nostalgia di Matthew per la moglie è resa ancora più acuta dal nuovo affetto per Pauline che, nel tentativo di conciliare il bruciante conflitto tra il vedovo e suo figlio, innescherà reazioni inaspettate.
Mister Morgan dimostra come anche un archetipo potente e antico come il mondo, il rapporto tra gioventù e vecchiaia, tra mentore e discente, tra padre e figlio, possa venire ridotto a innocuo melò se manca uno studio profondo dei personaggi.
Complice dello sfilacciamento emotivo e semantico di cui soffre il film è la confusione attorno al tema, ereditato dal romanzo di Françoise Dornier La douceur assassine (La dolcezza assassina) che esplora il paradossale rapporto tra l’irrompere di un affetto luminoso in una vita irrigidita e la crescente volontà di morte. Un tema denso e letterario che Sandra Nettelbeck non riesce a portare sullo schermo in modo convincente. Nonostante la performance attoriale mozzafiato di Michael Caine presti sostanza ed emozione alla vicenda narrata, rimane qualcosa di artificiale e forzato nel personaggio di Matthew, un vedovo in depressione che si convince dell’assoluta mancanza di valore del suo presente proprio attraverso l’amicizia intensa e vivificante di una giovane. Il film non riesce a coinvolgere anche perché non fornisce motivazioni sufficienti a scardinare un dato di realtà che è vivo nell’esperienza dello spettatore: l’amicizia, ancor più se profonda e intensa, rende la vita degna di essere vissuta, e non viceversa.
Quanto più si costruisce quindi la magia del rapporto tra Matthew e Pauline tanto più risultano spiazzanti e distanzianti i tentativi di suicidio del vecchio vedovo, ingranaggi di un motore narrativo che appare tutto esterno e lontano dal cuore pulsante del racconto.
L’amicizia tra i due, pur nascendo in modo poco credibile e passando attraverso innumerevoli cliché (dalla danza al cibo), mantiene comunque la magnetica tenerezza dei rapporti disinteressati, animati dal reciproco slancio verso il bene dell’altro. Tuttavia, nel corso della storia, finisce per limitarsi a una somma di solitudini che non innesca un reale cambiamento nei due amici. Anche il riavvicinamento di Matthew al figlio risulta meccanico ed esangue, ben lontano da una paternità ritrovata.
L’adattamento cinematografico del romanzo decide di sottolineare il tema della solitudine, rendendo il professore (che nel romanzo è parigino) un americano esiliato in una Parigi ostile di cui non conosce lingua e usanze, privato dell’unico legame col mondo, la moglie defunta. Se questi elementi e la bravura di Caine ci fanno partecipare al destino di Matthew, la solitudine di Pauline rimane invece del tutto vaga, informe, non approfondita, rendendo il personaggio confuso e sfocato. Forse per questo il legame che si instaura tra la ragazza e il figlio del vedovo coinvolge così poco e risulta estraneo al nucleo affettivo del film, tutto sbilanciato verso Matthew.
A differenza di un classico con una tematica affine, Harold e Maude, in Mister Morgan il tono del melodramma trionfa su quello della commedia, dando luogo a dialoghi prosaici e già sentiti, mai essenziali.
A fronte di una regia elegante, pura e delicata come il rapporto che descrive, e soprattutto di un cast intenso e convincente, dispiace che Mister Morgan si riveli un film discreto ma certo anche facilmente dimenticabile.
Una sceneggiatura zoppicante, e in fondo mancante di verità, non sfrutta appieno la miniera inesauribile del rapporto archetipico di chi si affaccia alla vita con chi la sta lasciando, e l’intento pure nobile di raccontare un rapporto totalmente altro, scevro da ogni interesse passionale e romantico, si fa invischiare dai cliché del sentimentalismo. L’ultima beffa si nasconde nel finale che disattende le aspettative più profonde dello spettatore, banalizzando quel qualcosa di indefinibile ed eterno che pure era balenato, a tratti, nella strana amicizia tra Matthew e Pauline.
Scegliere un film 2014
Tag: 2 Stelle, Commedia, Romantico