Parigi, 1935. Madeleine, giovane attrice, ha appena sostenuto l’ennesimo deludente provino quando nel fatiscente appartamento in cui vive con l’amica Pauline (le due stanno per essere sfrattate dopo mesi di affitto non pagato) riceve la visita della polizia: il produttore con cui si è appena incontrata è stato assassinato. In commissariato la ragazza deve dimostrare la propria innocenza ma le cose si mettono male perché non ha un alibi e, soprattutto, è una donna. Su consiglio di Pauline, che le fa anche da avvocato, la sospettata si dichiara colpevole puntando sulla legittima difesa – in effetti il produttore durante il loro incontro ha cercato di molestarla – ed evitare così le aggravanti che le verrebbero altrimenti addebitate. In tribunale però Madeleine riesce a toccare il cuore della giuria e la sua vita cambia per sempre…
Dopo Otto donne e un mistero, il regista francese François Ozon sceglie di adattare un’opera teatrale del 1934 per mettere in scena un’altra commedia con delitto, di nuovo al femminile. Questa volta però non si tratta di un vero e proprio giallo perché le indagini – se così si possono definire data l’inettitudine dei poliziotti che le conducono, particolarmente creativi nel formulare le ipotesi investigative – si esauriscono nel giro di una manciata di scene e il vero autore dell’omicidio, più avanti nella storia, si palesa quando ormai nessuno lo sta più cercando.
Di fatto, l’unica persona che viene mai sospettata veramente dagli investigatori è proprio la protagonista, Madeleine, aspirante attrice senza denaro né autostima che, esaurita ogni risorsa e scaricata anche dal fidanzato che vorrebbe averla solo come amante (per sposare una ragazza più facoltosa) prende opportunisticamente la folle decisione di assumersi la responsabilità del crimine. L’assurda situazione che si viene a creare è un vero e proprio rovescio della sorte, l’occasione per scardinare ogni tipo di inerzia esistenziale in cui Madeleine e la fedele Pauline – entrambe frustrate sia da un punto di vista professionale che sentimentale – sono rimaste incastrate.
Da queste premesse, scaturisce una commedia dal ritmo serrato che procede tra un paradosso e l’altro, ribaltando ruoli, giudizi e valori, in un mondo grottesco e insensato dove l’omicidio di una persona tanto potente quanto sgradevole sembra portare benefici positivi per tutte le persone coinvolte.
Nella prima parte del film (e anche nel trailer) potrebbe sembrare una storia che affronta il tema delle differenze, da un punto di vista sociale ed economico, di dignità e di opportunità tra i generi, perché va in scena la battaglia di due giovani donne spiantante e indifese contro il maschilismo imperante nella società dell’epoca. In effetti la questione, decisamente attuale, viene sollevata, prima implicitamente, poi più apertamente durante il processo, ma da lì in poi il film prende tutt’altra piega e si concentra più sulle conseguenze mediatiche del fatto di cronaca, che stravolge comicamente la vita (e anche la psicologia) delle due protagoniste e non solo.
Nonostante le aderenze con problemi e tematiche odierne, la situazione, i comportamenti e le scelte dei personaggi sono talmente surreali che risulta davvero difficile riuscire ad estrapolare significativi spunti di riflessione, nemmeno nel finale teatrale dove in una sola scena, come nelle migliori commedie, le linee narrative si risolvono positivamente in un gioco di incastri che ha del miracoloso, e tutti i personaggi principali ottengono quello che vogliono, spartendosi di comune accordo la torta di una felicità a dire il vero un po’ effimera.
Gabriele Cheli
Tag: 3 stelle, adattamento da teatro, Commedia, Film Francesi