Il Signor Imbruttito è un manager milanese che vede sfumare per colpa sua l’affare della vita e cade in depressione. Né la famiglia né il lavoro riescono a tirarlo su, finché un amico non gli offre un affare “sicuro”: un chiringuito su una favolosa spiaggia della Sardegna. Ma il Sig. Imbruttito, insieme al fido stagista Giargiana, scoprirà ben presto che non è tutto “kappa” quel che luccica…
Era il 2013 quando Tommaso Pozza, Marco De Crescenzio e Federico Marisio crearono la pagina social del Milanese Imbruttito. Nata per prendersi in giro e strappare qualche sorriso, l’idea conquista sia chi è nato a Milano-Milano sia chi non è della “circonvalla” e pertanto merita la nomea di giargiana. Prima i meme, poi i video, e ben presto arrivarono adesivi, cappelli, borse, cover da veri Imbruttiti, come ormai vengono chiamati i seguaci dello stile di vita impersonato da Germano Lanzoni, volto del brand e protagonista nel film scritto dai suoi creatori e diretto dai componenti de Il Terzo Segreto di Satira, collettivo di videomaker che già aveva collaborato con gli Imbruttiti.
Il film è arricchito poi dal contributo di attori milanesi doc come Claudio Bisio e Alessandro Betti, e da comici sardi che alla scena milanese devono la fama, come i fratelli Michele e Stefano Manca.
Il film nato dal connubio social Satira/Imbruttito, con un elenco di autori degno di certi testi a Sanremo, appare sin dalle prime scene una riproposizione di tormentoni ed episodi montati uno dopo l’altro, fino all’arrivo in Sardegna, quando la trama inizia progressivamente a ingranare. Non accade lo stesso al ritmo del film, che rallenta come la vita dell’Imbruttito sull’isola: questo nuovo life-style sembra tuttavia investirlo più che cambiarlo e l’epifania alla fine del film che dà al Sig. Imbruttito l’idea vincente per salvare Sardegna e “kappa” – le migliaia di euro all’inglese – pare arrivare più per magia che per una sua effettiva conversione.
Insomma, la morale sembra proprio che solo le tanto decantate tre F – fatturato, amore e “amore che mare!” – diano davvero la felicità. Che poi era la ricetta originale del Sig. Imbruttito: pertanto allo spettatore potrebbe sorgere naturale chiedersi cosa sia servito seguirlo per un’ora e mezza al cinema anziché per cinque minuti sul cellulare. Alcune battute, seppure spesso sboccate, sono tuttavia divertenti, mentre qualche spettatore potrebbe essere infastidito dai tanti sponsor e i cameo un po’ forzati. Se l’intenzione dichiarata è sempre stata quella di prendersi e prendere in giro – perché i tanti stereotipi rappresentati non sono solo quelli della città meneghina – inserire così tanta pubblicità sembra più da Furbetti che da Imbruttiti.
Claudio F. Benedetti
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