La quiete di un fiume e dei suoi piccoli abitanti viene turbata dall’arrivo di un pesce pericoloso… Un bambino con una forte allergia alle uova si ritrova a fare i conti con la sua peggiore paura… Dopo l’incontro con una persona cieca, un uomo invisibile cambia prospettiva sul mondo…
Esistono tanti tipi di cortometraggi. Che si tratti di corti d’autore o prove d’apprendista, negli ultimi anni è soprattutto l’animazione ad averci abituato a questa forma di racconto—si pensi alla Pixar o alla Disney, ma anche al nostrano Bruno Bozzetto—in grado di comunicare grandi emozioni con piccole storie. Corto, però, non significa “facile”. Al contrario, creare film di quindici, al massimo trenta minuti, impone di usare un linguaggio particolare, che al netto dei tempi brevi e di personaggi appena tratteggiati, sappia arrivare dritto al cuore dello spettatore, spesso puntando tutto su un finale inaspettato e sorprendente. Da questo punto di vista, Modest Heroes è sia un esempio da manuale che l’eccezione alla regola. Si tratta di un trittico di corti prodotti dallo Studio Ponoc, nato nel 2015 da una costola dello Studio Ghibli (un quarto corto avrebbe dovuto essere firmato da Takahata, scomparso nel 2018), da cui eredita la grafica e la tendenza a realizzare adattamenti di romanzi per ragazzi, ma anche uno stile narrativo delicato, poetico e apparentemente antispettacolare.
Nonostante la trama esile, il primo corto spicca sugli altri per durata e impegno produttivo. Quello di Kanini e Kanino, due minuscoli bambini-granchio, è un suggestivo mondo in miniatura in cui però non mancano le difficoltà e le sfide quotidiane. Non a caso il regista, Yonebayashi, è lo stesso del film Ghibli Arrietty, a cui questo rimanda per toni e atmosfere, pur confezionando un finale lieto che guarda al futuro dei due protagonisti, ormai cresciuti. Il ritmo si fa più serrato nel secondo corto, che ci catapulta nella realtà più prosaica delle allergie alimentari. Firmata da Momose—il più anziano dei tre autori, con un’esperienza che spazia dall’animazione di serie alla pubblicità—la storia del piccolo Shun, a cui basta uno schizzo di maionese per andare in choc anafilattico, è costruita in modo impeccabile, in un crescendo di tensione fino al climax finale. Yamashita, animatore veterano al suo debutto come regista, sembra invece rivolgersi a un pubblico un po’ più adulto nell’ultimo corto, con la parabola di un salaryman (i “colletti bianchi” giapponesi) invisibile, che ritrova se stesso in un gesto di pietà, quando qualcuno si accorge finalmente di lui.
Come da titolo, i tre corti parlano di “eroi modesti”. Poco più grandi di un pesce rosso, o bambini, o addirittura incorporei, tanto da dover uscire con un estintore a tracolla, per non volare via alla prima folata di vento. Eppure—questa la morale dei film—esistono tante forme di eroismo. Con registri sempre diversi (il fantasy, la commedia, il surrealismo), lo Studio Ponoc ci mostra come chiunque, anche senza poteri né armature, possa diventare un eroe, se ama la vita e la difende con tutte le sue forze. Ad accomunare i protagonisti è infatti un’insopprimibile voglia di vivere, messa a repentaglio dalle situazioni realistiche o paradossali descritte nei corti. Cercare di proteggere la sorellina da un pesce, scendere le scale con una siringa di adrenalina, o salvare un neonato a bordo della propria moto sono tutte azioni semplici ma estreme, cosa che facilita l’immedesimazione dello spettatore e lo tiene “agganciato” fino alla fine. E così, tra riti di iniziazione e inseguimenti degni di Lupin III, la visione scorre veloce per quasi un’ora, lasciandosi dietro una gradevole sensazione di compiutezza.
Pur restando ben al di sotto dei classici dello Studio Ghibli, Modest Heroes è un’opera ottima nel suo genere, che non delude dal punto di vista tecnico—si va dal realismo minuzioso della CGI al tratto più morbido dell’animazione 2D, regalando interessanti soluzioni registiche soprattutto nel terzo corto—e trasmette valori positivi a un pubblico di tutte le età.
Scegliere un film 2020
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