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Megalopolis


TITOLO ORIGINALE: Megalopolis
REGISTA: Francis Ford Coppola
SCENEGGIATORE: Francis Ford Coppola
PAESE: USA
ANNO: 2024
DURATA: 138'
ATTORI: Adam Driver, Giancarlo Esposito, Nathalie Emmanuel, Aubrey Plaza, Shia LaBeouf e Jon Voight
SCENE SENSIBILI: alcune immagini cruente; brevi immagini a contenuto sessuale e di nudo; una lunga sequenza sessuale esplicita
1 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 5

Siamo a Nuova Roma, in una versione alternativa di New York e degli Stati Uniti. Il visionario architetto Cesar Catilina si scontra col sindaco Franklyn Cicero, avversario del suo progetto di riedificare la città per farne la futuristica Megalopolis, eretta con un innovativo materiale, il Megalon. Questa l’architrave di un’epica che coinvolge diversi personaggi, tra cui Julia, figlia di Cicero e amante di Catilina. L’attualità americana viene così paragonata alla convulsa transizione di Roma dalla repubblica all’impero, di cui il duello tra Catilina e Cicerone è stato un episodio.

Un aggrovigliato rebus…

Due possibilità: o Megalopolis è un tipico film narrativo, nel qual caso non potrebbe essere più indeciso sulla storia che intende raccontare; oppure l’apparente confusione è segno che quanto Coppola ha voluto in realtà inscenare è il proprio mondo interiore, nel qual caso è caduto nella trappola del solipsismo. Risultato: allo spettatore spetta l’immane compito di rincorrere e decifrare i suoi pensieri. Inserimento di elementi fantasy, segmenti onirici o allucinati, svolte frettolose, inquadrature che indugiano su personaggi secondari ed eccentriche comparse, improvvisi cambi di registro dal sublime al grottesco, uno strabordare di meditazioni a suon di citazioni antiche e non solo (Saffo, Catullo, orazioni ciceroniane, Marco Aurelio, Shakespeare), una voce narrante che a sua volta elargisce considerazioni su fondamenta e destino di (Nuova) Roma: occasioni per uscirne smarriti ed esausti non mancano. E neanche la singolare combinazione di stili scenografici o certe stravaganze coloristiche e costumistiche sono d’aiuto. Può darsi che una ripetuta visione consenta di ricomporre il puzzle: ma è lecito temere il contrario, che lo stesso autore non abbia mai dipanato il proprio pensiero.
Ne è indizio, tra gli altri, l’incertezza nell’identificare il cuore pulsante del sistema stesso che la pellicola descrive: ora si afferma che la decadenza di Roma dipende dall’avidità di pochi, ora che un impero si sbriciola quando i suoi sudditi smettono di credervi, ora che a farne da pilastro sono i giochi circensi. Quale delle tre? Forse il loro insieme? E stiamo parlando del tramonto della repubblica o dell’impero?

…che è stato il progetto di una vita

Eppure, Coppola – che resterà pur sempre il cineasta che ci ha lasciato Il padrino, Il padrino – Parte II, La conversazione e Apocalypse Now – ha scommesso quarant’anni della propria vita su questa ambiziosa opera. Un testamento politico ed artistico ad un tempo.
Quanto al primo, l’obiettivo è segnalare, attraverso il paragone col crollo della repubblica romana, la paventata fine della democrazia negli Stati Uniti; confronto forse suggerito dal fatto che, fin dall’origine, il bagaglio giuridico e culturale dei fondatori includeva l’antica Roma. La previsione di Coppola sembra additare la diffusa incapacità della politica americana, indipendentemente dal partito, di comprendere i benefici che provengono dai grandi visionari come Cesar Catilina. A contraddistinguere quest’ultimo è l’ambizione ad un’eredità eterna – Catilina è letteralmente in grado di fermare il tempo –, anziché a traguardi caduchi. Il Catilina della storia, tramandatoci come un sovversivo cospiratore, viene qui rivisitato come possibile genio frainteso dai Ciceroni dell’epoca, i veri responsabili della rovina repubblicana.

Solo una discussione su una “visione”?

Immaginazione al potere, dunque? Così pare. L’essenziale sembra essere il mero fatto che la civiltà disponga di un genio: precisare il contenuto della sua visione non conta più di tanto. Al raffronto, in fin dei conti poco stringente, tra il presente dell’America e l’antichità romana, si somma così l’anelito ad un non meglio identificato sogno per il futuro. Non soltanto un’utopia, ma un’utopia senza nome. Per giunta, lo stesso Coppola sostiene che «l’utopia non è un luogo, è una discussione». Il che è proprio l’esperienza fondamentale che Megalopolis offre al suo pubblico: assistere ad oltre due ore di dibattito, discorsi ispirazionali, meditabondi commenti e trasognati aforismi. La lunga lettura di un manifesto, in cui Coppola cerca di spiegare a sé stesso e agli altri la propria concezione del mondo.
Quarant’anni di lavoro, di lotta per i finanziamenti, di battute d’arresto, delusioni e ripartenze. La summa di un’esistenza e di un’esperienza cinematografica. E tutto questo per dire: «Sediamoci a discutere di una visione per il futuro»?

Marco Maderna

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