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Maria Maddalena


TITOLO ORIGINALE: Mary Magdalene
REGISTA: Garth Davis
SCENEGGIATORE: Helen Edmundson e Philippa Goslett
PAESE: Gran Bretagna
ANNO: 2018
DURATA: 120'
ATTORI: Rooney Mara e Joaquin Phoenix.
SCENE SENSIBILI: scene di violenza nei limiti del genere.
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Maria di Magdala è una ragazza semplice e buona, ma pervasa da un’inquietudine così misteriosa che la famiglia finisce per crederla indemoniata. L’incontro con il “guaritore” Gesù le renderà finalmente chiara la sua strada.

Chi è Maria Maddalena?

Garth Davis, dopo il successo ottenuto con Lion, esce con il suo secondo lungometraggio: un film centrato sull’enigmatica figura di Maria Maddalena, di cui sono state date molteplici interpretazioni nel corso dei secoli, complice anche una tradizione errata che spesso l’ha assimilata alla prostituta salvata da Gesù o alla sorella di Marta e Lazzaro. In realtà, i Vangeli ci dicono pochissimo su di lei, se non il fatto che è stata presente alla Crocefissione e che è stata la prima a vedere Gesù risorto.

Un’empatia moderna per la Maria di Rooney Mara

La Maria interpretata dalla glaciale Rooney Mara è più semplice e allo stesso tempo più complessa della prostituta penitente ormai familiare al grande pubblico: è un’instancabile lavoratrice, figlia di una famiglia unita e numerosa, ma con un senso religioso così forte da metterla in contrasto con i parenti. Il padre e il fratello, infatti, sono i primi a sostenere che sia doveroso pregare, ma proprio non riescono a capire in cosa consista il suo bisogno di un’unione totale con Dio, che fa naufragare anche la possibilità di un buon matrimonio. Questa profonda inquietudine che la spinge a una continua ricerca pur avendo tutto (una famiglia che la ama e un futuro sicuro) costituisce senza dubbio uno dei tratti di maggiore modernità del film e crea una profonda empatia nei confronti della protagonista.

Un Gesù più visionario che Messia

Gesù la conquista proprio proponendole ciò che aveva sempre cercato: la possibilità che ogni respiro sia fatto in comunione con Dio. Questo nel film si declina in un misticismo a tratti un po’ eccessivo, con Joaquin Phoenix continuamente in trance o in preda a visioni, mentre gli apostoli sono coloro che agiscono (molto maldestramente). Pietro è assolutamente privo della profondità raccontata nei Vangeli e sembra solo interessato alla declinazione terrestre e “politica” del Regno dei Cieli, così come Giuda, il cui tradimento viene presentato come un modo per mettere alle strette il Messia e costringerlo a realizzare il progetto di salvezza di cui aveva tanto parlato. In generale i discepoli appaiono di gran lunga inferiori a Maria Maddalena, che sembra l’unica a comprendere la dimensione esclusivamente spirituale del messaggio di Gesù. Il problema è che questa contrapposizione storicamente infondata, fra la realtà di questo mondo e una spiritualità “visionaria”, fa apparire il Regno di Dio “più simile a uno stato mentale che a un evento storico” (come scrive in una bella recensione su Avvenire Alessandro Zaccuri).

Una buona intuizione che delude nel finale

Un’altra stranezza è che dal momento in cui Maria instaura la sua profonda sintonia col Maestro (senza scadere mai, per fortuna, in un facile sentimentalismo), niente la fa più vacillare, nemmeno la condanna e la morte di Gesù. I classici episodi evangelici scorrono davanti ai suoi occhi sbarrati, sospesi in un tempo che non è certo quello hollywoodiano. E se visivamente l’atmosfera rimane sempre molto bella (grazie all’ottima scelta delle locations che comprendono Matera, Napoli e la Sicilia), presto si inizia a sentire la mancanza di una vera e propria tensione drammatica. Chiunque abbia fatto un po’ di Catechismo sa come andrà a finire la storia e il punto di vista della Maddalena, all’inizio così originale, nella seconda metà del film non porta più nessun valore aggiunto e scolora in una generica accettazione della volontà di Dio.
Insomma, l’idea è interessante ed è un peccato che alcune buone intuizioni non siano state sviluppate fino in fondo. Il risultato è un film che non è all’altezza delle aspettative suscitate e che difficilmente riuscirà a spiccare fra i tanti che prendono ispirazione dai fatti raccontati nei Vangeli. Resta comunque il pregio di aver saputo raccontare di una donna in cui forza e dolcezza si esaltano a vicenda, genuinamente femminile ma agli antipodi rispetto al femminismo aggressivo che oggi viene così frequentemente sbandierato.

Giulia Cavazza

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