Il quindicenne Gary e la venticinquenne Alana vivono nei pressi di Los Angeles durante gli anni ’70, entrambi in cerca di fortuna e bramosi di trovare il proprio posto nel mondo. Il primo, già con una carriera di attore in erba, cerca di reinventarsi continuamente come imprenditore alla caccia di facili e improbabili guadagni. La seconda, angosciata dal fatto di vivere ancora con i suoi genitori senza aver raggiunto alcun traguardo, tenta di sedurre fidanzati facoltosi che possano farle cambiare vita. Nella cornice di una Hollywood sregolata i due ragazzi, fortemente attratti l’uno dall’altra, si sfrutteranno implacabilmente per perseguire i loro fini girando sempre intorno ai sentimenti che provano.
A cinque anni dal suo ultimo film, il pluripremiato regista statunitense torna nelle sale con un’inaspettata commedia sentimentale dall’atmosfera up-beat e quasi surreale.
Mettendo da parte le tinte morbose e dark di alcuni suoi capolavori come Magnolia, The Master e Il filo nascosto, Anderson dipinge la sua San Fernando Valley di colori vivaci e la elegge a scenario delle vicende di due ragazzi in balia delle vicende del loro tempo.
Vincente è la scelta di ritrarre una coppia di giovani più innamorati dell’idea di futuro che hanno per loro stessi che del proprio partner, traducendo così la storia in una sfida continua tra i due che evita i soliti plot-twist della tipica commedia romantica e che non promette uno scontato happy ending.
Nonostante il film ripercorra le vicende di Gary e Alana, è indubbiamente quest’ultima il motore della storia e il personaggio con cui il pubblico riesce più ad empatizzare.
Alana è una venticinquenne senza prospettive che tenta di sfuggire quello che è il suo inferno domestico (un padre invadente e delle sorelle avviate alla carriera) dando la caccia a potenziali fidanzati che la portino via da lì. Quasi controvoglia decide poi di mettersi in società con Gary, attore in erba con il quale riesce ad avviare una relazione d’affari e implicitamente sentimentale. Tuttavia il senso di autorealizzazione dura poco: convinta di essere considerata una sua pari dal ragazzo, questo invece la tratta come una soubrette nel contesto lavorativo e continua a correre dietro a più facili conquiste romantiche. Stanca di comportarsi come una quindicenne avventata e desiderosa di trovare stabilità nella sua vita, Alana decide infine di partecipare come volontaria a una campagna politica – ovviamente un pretesto per sedurre un suo vecchio compagno di scuola -, ma anche questa strada finisce per disilluderla.
Il personaggio di Gary, d’altro canto, risente del confronto con Alana: di fronte alle mille sfaccettature e contraddizioni della ragazza, il protagonista maschile finisce per risultare appiattito e ripetitivo. Simpatico inizialmente nel suo ruolo di Arlecchino, che si presenta fin dal primo momento più maturo di quello che è ma che si rivela poi un buffone impenitente, finisce per perdere l’affetto del pubblico per la sua staticità e mancanza di crescita personale. Particolare colpevole di questo crollo è la poca coerenza nel suo afflato amoroso verso Alana, elemento che sarebbe dovuto essere il cardine del suo personaggio nel corso del film. Questo viene disatteso più e più volte nel corso della storia, soprattutto quando Gary per tenersi al sicuro fa finta di non vedere uno dei suoi clienti molestare Alana.
Magistrali i camei di Sean Penn e Bradley Cooper, esemplari nella loro resa degli hollywoodiani famosi, che regalano al pubblico dieci minuti di intrattenimento di alto livello.
Licorice Pizza è una storia di amore che non ti aspetti, capace di evitare i cliché del genere, rendendo la storia godibile e sempre sorprendente. La colonna sonora ricercata e la ricostruzione fedele degli elementi dell’epoca – dall’embargo del petrolio alla stravaganza delle star – regala una sensazione di autenticità dello spettatore, immergendolo nell’atmosfera degli anni Settanta.
La pecca più grande della pellicola risiede tuttavia in quello che è il suo tratto distintivo, l’anomala relazione tra i due protagonisti. Durante i continui tira e molla tra i due ragazzi, lo spettatore comincia a chiedersi cosa voglia dire il regista. La sensazione di disagio purtroppo accompagnerà il pubblico fino ai titoli di coda, prima dei quali un finale poco risolutivo lascia il retrogusto amaro di un film che gira in tondo su se stesso senza prendere una direzione chiara.
Mariapaola Della Chiara
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