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L’estate addosso


TITOLO ORIGINALE: L'estate addosso
REGISTA: Gabriele Muccino
SCENEGGIATORE: Gabriele Muccino e Dale Nall
PAESE: Italia/Usa
ANNO: 2016
DURATA: 103'
ATTORI: Brando Pacitto, Matilda Lutz, Joseph Haro, Taylor Frey
SCENE SENSIBILI: diverse scene sensuali, una scena di sesso, linguaggio a volte volgare.
1 vote, average: 1,00 out of 51 vote, average: 1,00 out of 51 vote, average: 1,00 out of 51 vote, average: 1,00 out of 51 vote, average: 1,00 out of 5

Marco è rassegnato a trascorrere l’estate della Maturità in una Roma monotona e solitaria, quando riceve tremila euro per un infortunio: è l’occasione per far visita a Vulcano, un amico che studia in California. Ma ad accompagnarlo sarà Maria, la ragazza più bigotta della scuola, per nulla entusiasta alla prospettiva di convivere con Marco e gli amici di Vulcano, Paul e Matt, una coppia gay di San Francisco…

L’estate addosso esplora il tema del passaggio dall’adolescenza alla giovinezza di due diciottenni. Scuola e famiglia restano sullo sfondo, mentre una vacanza in America si fa pretesto per mostrare lo sdoganamento ideologico di un mondo dove tutto è possibile e non esiste il concetto di normalità. Marco e Maria vengono presto sedotti dal fascino di San Francisco e degli stessi Paul e Matt, crogiolandosi nella libertà senza confini del Golden State: è l’estate “bellissima e crudele” di Muccino (e di Jovanotti, curatore della colonna sonora del film), una stagione di cui la macchina da presa restituisce uno sguardo morbido e avvolgente, quasi da videoclip.

Una trama inesistente e personaggi incosistenti

Se le atmosfere in bilico tra nostalgia e languore strizzano l’occhio agli adolescenti, il resto del pubblico non può che prendere le distanze da una storia che appare piatta e poco originale. Due ragazzi vanno in California per incontrare un amico, ma passano il tempo in compagnia di una coppia gay appena conosciuta – che li trascina in una girandola di feste scatenate, corse sulla spiaggia e racconti attorno al fuoco, senza contare un viaggio last minute a Cuba – da cui comunque si separano in fretta per trasferirsi a New York, rientrare in Italia e dirsi addio. La trama, già di per sé esile, stenta a ingranare, adagiandosi sui ritmi blandi di un secondo atto sostanzialmente statico, per poi accelerare nel terzo e concludersi con un desolante ritorno allo status quo.
All’incoerenza delle scelte narrative si somma una caratterizzazione dei protagonisti frettolosa, pur supportata da un cast di attori che fanno bene il loro lavoro. Marco incarna il prototipo del giovane Werther, eppure dei suoi ‘dolori’ ci interessa poco, perché ignoriamo cosa desideri davvero, così come i punti deboli e le qualità del ragazzo. Se Marco appare insipido e privo di mordente, Maria non se la cava certo meglio. La cosiddetta “suora” della scuola, con tanto di camicie accollate e occhiali da intellettuale, dovrebbe rappresentare l’emblema della ragazza altezzosa sulla soglia di un cambiamento. Peccato che i suoi atteggiamenti siano talmente antipatici da polverizzare qualsiasi forma di empatia, declassandola a caricatura inverosimile – e abbastanza offensiva – di un cattolicesimo esclusivamente omofobo e retrivo.

Un crogiuolo di stereotipi da teen drama

Stupisce che il regista abbia definito L’estate addosso un “romanzo di formazione”, quando è evidente che i suoi personaggi non maturano, o subiscono metamorfosi così repentine da perdere ogni aura di credibilità.
Dove il film fallisce clamorosamente è nella creazione di un assetto valoriale solido e condivisibile, dibattendosi invece nella melassa del teen drama, che dispensa elucubrazioni degne di Dawson’s Creek, e non ci risparmia gli stereotipi più deteriori del genere: i genitori come macchiette di contorno (o, viceversa, giudici inflessibili); l’inadeguatezza della religione (ridotta a meccanici segni della croce e Madonne dal volto scrostato) a spiegare i disagi della modernità; la coppia gay alternativa e scanzonata, composta dal tipo intraprendente e da quello insicuro; e soprattutto l’idealizzazione del clan giovanilistico e dei suoi poligoni affettivi, all’insegna della confusione e della promiscuità sessuale.

Maria Chiara Oltolini

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