Moon So-young, una giovane donna, abbandona un neonato ai piedi di una “baby box”, un posto dove le madri lasciano i figli sapendo che qualcuno se ne potrà occupare. Ma due trafficanti di bambini, un po’ ingenui, ne approfittano, vorrebbero venderlo e convincono So-young che sia la scelta migliore per lei e il neonato.
Dietro ogni abbandono c’è una storia. Di paura, di solitudine, di negligenza. Moon So-young, la protagonista di Le buone stelle – Broker, è giovane e ha un figlio di cui il padre (un personaggio che non apparirà mai, ma sarà essenziale nella storia del film) vuole disfarsi. Moon So-Young non ascolta né lui, né la donna che le ha offerto un posto dove stare e decide di proseguire con la gravidanza. Tempo dopo la nascita del figlio, la ragazza decide di abbandonarlo, lasciando un bigliettino nella culla: “Woo-Sung, mi dispiace, tornerò a prenderti”. Lo ripone in un cestino, ai piedi di una baby box e subito dopo una detective, che sta pedinando la ragazza, lo infila dentro la baby box.
Lo raccoglieranno Ha Jin-Young (che in realtà si fa chiamare Sang-hyun) e Dong-soo, due soci nel contrabbando di bambini venduti a giovani coppie che vogliono diventare genitori.
Le buone stelle – Broker è una storia declinata in un road movie e in un giallo che piano piano, durante il film, viene dipanato dalla stessa protagonista. Ma la domanda centrale che ha portato il regista Hirokazu Kore-Eda a voler dirigere questo film è la seguente: “È stato un bene per me nascere?”.
In Le buone stelle – Broker, Kore-Eda individua quattro personaggi con età diverse per incarnare questa domanda e sceglie una donna, dedita al lavoro, che si interroga continuamente (lo dimostrano i suoi gesti) su cosa significa diventare madre oggi: Moon So-young è giovane, senza alcuno al mondo, desiderosa che suo figlio abbia genitori migliori di lei e una vita vera da vivere; Dong-Soon, il contrabbandiere più giovane, ha il volto buono e nei suoi gesti manifesta delicatezza e gentilezza: vende i bambini, pur occupandosene in ogni dettaglio e lo fa perché è stato abbandonato; Sang-Yun gestisce una lavanderia, è in costante debito con gli strozzini, e la vendita dei bambini ai giusti genitori è il suo lavoro per sopravvivere: anche lui ha un passato recente di abbandono, ma diverso dagli altri; infine c’è Hae-jin, il bambino di otto anni che si nasconde nel furgone per essere adottato anche lui, ormai troppo grande per cercare “legalmente” una famiglia.
Se si ricorda la bellezza dei film di Kore-Eda (per citarne alcuni Un padre e un figlio, Little Sister e Un affare di famiglia) questo film ha grandi interpreti conosciuti in Occidente: Sang Kang Ho (il protagonista di Parasite), vincitore della Palma come miglior attore al Festival di Cannes, Lee Ji-eun, famosa cantante coreana, Bae Doona (famosa per Cloud Atlas, The Host) nel ruolo di una delle detective e Gang Dong-won (noto ai critici per aver interpretato Peninsula e The Priests).
Le buone stelle – Broker è il titolo italiano scelto dalla parola coreana broker (Beurokeo) che unisce due elementi del film: i due contrabbandieri definiti broker dalla protagonista e gli occhi del neonato Woo-Sung che “brillano come le stelle”. Ma questo lungometraggio manifesta dolcezza ed eleganza in tutta la sua storia. Certo, alcune scelte narrative e dialoghi hanno conseguenze prevedibili, anche se necessarie, ma Le buone stelle – Broker, se pur ha sulla carta una respingente “cattiveria”, lascia il sorriso sulla bocca e la scena al buio dove So-young ringrazia lentamente ciascuno dei protagonisti “per essere venuto al mondo” diventa una carezza per lo spettatore.
Emanuela Genovese
Tag: 4 stelle, Commedia, Drammatico, Film Coreani, Genitori e Figli