Elia è uno psicanalista tirchio, pigro e decisamente passivo nell’affrontare l’esistenza. Vive nel suo appartamento romano colmo di libri e di sapere e la sera, prima di addormentarsi, si concede un ultimo rituale: tre tocchi alla parete della camera da letto come saluto a sua moglie Giovanna, che vive nell’abitazione a fianco. Un tempo sposati, Elia e Giovanna hanno mantenuto vive alcune abitudini e, nonostante la separazione, condividono molti momenti di quotidianità. Dalla cena fuori, al teatro il venerdì sera al… bucato di Elia di cui Giovanna continua a occuparsi!
La routine da cui Elia si lascia cullare subisce un’improvvisa interruzione quando un malore fisico lo costringe a iniziare a praticare della ginnastica per smaltire i chili di troppo. È così che incontra Claudia, una bella, irruente, simpatica personal trainer con la capacità di incasinarsi la vita più di quanto si possa immaginare. Tra i due, diversi nel carattere eppure simili nella missione di aiutare il prossimo a “restaurare” se stesso, nasce una bella e divertente amicizia e un reciproco scambio. Da una parte Elia diventa un punto di riferimento per Claudia, dall’altra la ragazza scuote lo psicanalista dalla sua comoda poltrona e lo porta a conoscere una parte di sè rimasta nascosta per troppi anni.
Piacevole e ben ritmata, la commedia di Francesco Amato punta sulla forte caratterizzazione dei personaggi e sui contrasti che derivano dall’incontro/scontro tra di essi. Di qui nascono situazioni divertenti e mai esagerate in cui Elia e Claudia, che sono il nucleo dell’intero film, duettano armonicamente anche grazie alla bravura dei due interpreti, Toni Servillo e Verónica Echegui.
Ci sono, forse, piccole mancanze nella scrittura dei personaggi, ma questa leggerezza non indebolisce la storia, che prosegue senza troppe forzature né intoppi fino alla fine. Anzi, il susseguirsi ritmato di circostanze comiche conferisce sapidità agli eventi.
Si è parlato di contrasti. Il titolo, molto eloquente, è un invito diretto a Elia, che vive ingabbiato nella sua taccagneria, pigrizia e passività. Sono soprattutto queste ultime due i nemici da sconfiggere e sembra che l’irruenza colorata e confusionaria di Claudia sia, in tal senso, un segno del destino. Quel che è interessante nel personaggio dello psicanalista è che, pur continuando a subire, in un certo senso, gli eventi, gradualmente esce dalle sue abitudini e cresce come uomo. È lui stesso, di fronte a un paziente, a sostenere che le persone non cambiano. Eppure, pur nel suo piccolo, a lui succede. Costretto dagli eventi ad assecondare la proattività della personal trainer, Elia presto varca il confine dei propri limiti. In questo percorso narrativo la comicità scaturisce dal burbero distacco e dal cinismo con cui Elia affronta le circostanze. Pian piano, però, il muro di indifferenza che ha imparato ad avere nella vita si sgretola e lascia intravvedere gli spiragli di un cuore buono e bisognoso, come dice il titolo, di lasciarsi andare.
La storia raccontata da Amato nasconde una morale, semplice ma importate. La diversità, qui solo caratteriale, è un segno distintivo e anche la premessa per un confronto, che diventa esso stesso fonte di crescita. La base, però, affinché da questi ingredienti germogli del buono è l’apertura all’accoglienza. Elia ha scelto, come professione, di ascoltare gli altri. Nonostante sia rigido e distaccato, dunque, dimostra di avere propensione verso l’alterità. In questo sta la tenerezza del suo personaggio. Da passivo e disincantato qual è, pian piano si scopre interessato a quanto succede attorno a lui e, infine, se non ancora attivo, almeno ironicamente complice della sua vita.
Maria Luisa Bellucci
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