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L’amore dimenticato


TITOLO ORIGINALE: Znachor
REGISTA: Michal Gazda
SCENEGGIATORE: Marcin Baczynski e Mariusz Kuczewski
PAESE: Polonia
ANNO: 2023
DURATA: 140'
ATTORI: Leszek Lichota, Maria Kowalska, Ignacy Liss, Anna Szymanczyk, Izabela Kuna, Mikolaj Grabowski, Miroslaw Haniszewski e Malgorzata Mikolajczak
SCENE SENSIBILI: scene di chirurgia; alcuni dettagli cruenti; brevi scene di violenza; brevi scene sessuali appena accennate.
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Polonia, anni Venti. Rafał Wilczur è un talentuoso chirurgo di Varsavia. Un giorno, la moglie Beata lo lascia, portandosi via l’amata figlia Marysia. In più, un’aggressione notturna gli provoca un’amnesia che cancella ogni suo ricordo. Quindici anni dopo: morta la madre, Marysia lavora nel villaggio rurale di Radom, corteggiata dal giovane conte Leszek Czyński. Rafał, invece, vagabonda senza meta per le campagne, col nuovo nome di Antoni Kosiba. Dimentico del passato, Antoni sa due cose soltanto: di avere mani inspiegabilmente esperte nell’arte medica e di essere in cerca di qualcosa cui non sa dar nome. Giunto per caso a Radom, incontra sua figlia. Ma i due non si riconoscono…

Da rinomato scienziato a sospetto fuorilegge

Disponibile su Netflix, il film è stato il maggior successo internazionale non in lingua inglese nel secondo semestre 2023, periodo della sua uscita. Basato sul romanzo Znachor (“ciarlatano”) di Tadeusz Dołęga-Mostowicz (1937), L’amore dimenticato è ad oggi l’ultimo adattamento di un classico della letteratura polacca. “Ciarlataneria” era il reato di quanti esercitavano la medicina in clandestinità: presunti taumaturghi cui l’errante Antoni, suo malgrado, viene assimilato. Sorte beffarda: fin dall’esordio infatti, quando ancora è noto come il dottor Wilczur, lo vediamo contrastare l’ignoranza e gli impostori. Ma una volta perduta la memoria, le sue dita avvertono in sé un potere di guarigione che non ha titoli da esibire: un’autentica scienza scambiata per magia, per truffa a danno dei poveri. Non solo: mentre i vanitosi colleghi considerano la medicina un onore anziché un servizio, oltre che un lusso per soli abbienti, per Rafał è l’opposto. Ed è proprio ad uno come lui che tocca cadere nell’oblio.

«Io chi sono?»

Molto del significato della pellicola dipende dalla singolare densità simbolica della caduta di Rafał e del successivo operato del “cercatore” Antoni, come lui stesso si descrive: cercatore d’ignoto, che sembra aver smarrito, contestualmente alle radici, anche il proprio destino. E al suo «Io chi sono?» fa eco quello della Polonia intera. Difatti, L’amore dimenticato vuol anche essere l’epica di una nazione in cerca di sé stessa: un popolo i cui confini sono più volte svaniti e riapparsi sulle mappe (alla data d’ambientazione del racconto, è appena nata la Repubblica) e in cui sembra albergare il retropensiero che ogni rinascita presupponga una (apparente) cancellazione, ogni resurrezione una passione. Investito della sua facoltà guaritrice, Antoni somiglia infatti al portatore, per quanto involontario, di una buona novella, seppur non strettamente evangelica (curiosa la sua somiglianza con Karl Marx). La sua vita è, in sintesi, una chiamata a servire senza riserve l’umanità che lo circonda: ciascuno è fatto per essere dono agli altri, non per custodire le proprie risorse per sé soltanto.
In questo, la combattiva figlia Marysia è un personaggio complementare a suo padre: seppur attenta al prossimo quanto lui, stenta tuttavia a comprendere i gesti di chi si spende per lei, come svela il suo modo di respingere l’innamorato conte Leszek, e con lui qualunque altro pretendente. Se ci è fin da subito nota la prontezza di Rafał/Antoni al dono, attraverso Marysia viene invece trattata l’importanza di essere disposti a riceverlo. L’amnesia peregrinante di Antoni e la vicenda sentimentale di Marysia, apparentemente prive di qualunque relazione tematica, trovano così una – forse non troppo stringente – sintesi.
Ad accomunarli è anche un canto che entrambi hanno occasione di udire: «È difficile ingannare il tuo cuore, perché lui ne sa più di te […]. Non sai ancora bene chi sia, il tuo amato […]. Eppure l’amore ti manda dei segnali: è successo qualcosa nella tua vita. Il primo segnale è quando il cuore sussulta: e appena succede, tu già sai che lui è l’unico per te». Parole che, mentre innescano nell’ignaro genitore un recupero di memoria di fronte alla ritrovata figlia, insegnano a quest’ultima a riconoscere l’amore quando le viene offerto.

Dare la vita

Questo è solo uno dei contrappunti poetici di un film in cui è evidente lo sforzo, in buona parte riuscito, non solo di raccontare una trama più densa e avvincente della media corrente – notevole la destrezza dell’autore nel far convergere le storie dei due protagonisti e nel manovrare il ben nutrito scacchiere dei personaggi –, ma di porre al suo servizio un’elegante sinfonia di musica e immagini. Un articolato mosaico da cui molto può essere ricavato: per esempio, che la vita è fatta per essere data, non preservata. E che anche il più riottoso può esser sorpreso dal ricevere un simile regalo.

Marco Maderna

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