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La Vita da Grandi


TITOLO ORIGINALE: La Vita da Grandi
REGISTA: Greta Scarano
SCENEGGIATORE: Sofia Assirelli, Tieta Madia, Greta Scarano
PAESE: Italia
ANNO: 2025
DURATA: 96'
ATTORI: Matilda De Angelis, Yuri Tuci, Maria Amelia Monti, Paolo Hendel, Adriano Pantaleo
SCENE SENSIBILI: Nessuna
1 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 51 vote, average: 4,00 out of 5

Irene ha un impiego stabile a Roma e un compagno con cui sta pianificando di comprare casa. La sua vita è scossa dalla richiesta dei genitori di tornare a Rimini, sua città, per occuparsi del fratello Omar, un 40enne autistico, per il tempo di alcuni accertamenti medici a cui la madre deve sottoporsi. L’intento di Irene è quello di approntare un “corso intensivo per diventare adulti”, affinché suo fratello possa garantirsi un futuro quando i genitori non ci saranno più. Nel confronto concreto i due fratelli scoprono di avere più tratti in comune di quanto Irene avrebbe immaginato e quando lei viene a sapere che Omar farebbe di tutto pur di cantare ad un famoso talent show, decide di assecondarlo.

 

Con gli occhi di una sorella che ama

Ispirata al libro autobiografico Mia sorella mi rompe le balle. Una storia di autismo normale dei fratelli Damiano e Margherita Tercon, quella di Irene è la storia di una sibling, la sorella di una persona disabile, che ha la possibilità di compiere un percorso di crescita interrotto quando aveva lasciato la sua famiglia, per iniziare la sua vita “da grande”. Le due settimane insieme a suo fratello, dopo tanto tempo di separazione, sono un intenso viaggio che la portano a comprendere, come dice al suo fidanzato, che non le basta sistemarsi, ma vuole essere felice. Da un lato, quindi, in lei c’è il desiderio di rendere autonomo il fratello che ritiene troppo adagiato nella comfort zone del suo ritardo, compensato dalle premure iper protettive dei genitori, dall’altro c’è la scoperta di un intimo bisogno di realizzazione che in sé ha sopito e che, invece, la spontaneità dei desideri di Omar ridesta in lei.

L’adultità non è solo autonomia e consapevolezza, pure necessari, ma saper conservare uno spazio per i sogni, anche se non si realizzeranno mai del tutto. In quest’ottica, Irene e Omar si rendono reciprocamente necessari al cambiamento e dimostrano a sé stessi e agli altri di sperimentare un legame di affetto fecondo e portatore di nuova vita. Del resto in più occasioni da un lato Omar si trova a definirsi anagraficamente il fratello maggiore anche se nei fatti “più piccolo”, dall’altro lo sguardo di Irene su di lui – su cui spesso la regia indugia – è uno sguardo commosso che protegge ma anche incoraggia e sprona.

Il loro confronto anche nella fase dello scontro è sempre sulla lunghezza d’onda dell’amore. Vi è in loro il ricordo del legame d’infanzia che li stringe ancora fortemente l’un l’altro e che viene anche visualizzato in un flashback.

Irene è stata ispiratrice del desiderio di cantare ed esibirsi di Omar e se lui da adulto ha ancora questo desiderio lo deve in parte anche a lei. Per questo la sorella ha bisogno di interrogarsi sulle sue profonde aspirazioni e su quali priorità ha lasciato poi emergere nella sua vita. Vederli insieme sul palco del talent show a cui riescono rocambolescamente ad approdare è il segno evidente che hanno fatto, seppur tardivamente, un tratto di strada insieme.

 

Una sobrietà intensa, priva di pietismo

Probabilmente con la complicità dei protagonisti della storia vera da cui il film è tratto, l’attrice Greta Scarano, per la prima volta dietro la macchina da presa, trova una vena di sobrietà intensa e felice per raccontare il rapporto fra Irene e Omar, senza scadere mai nel pietismo per il disagio psichico di quest’ultimo. Il rapporto fra i due fratelli è letto sempre con una chiave di positività e di affetto reciproci che, anche nei momenti di disillusione e fatica, non ce li rendono mai delle vittime da compatire, quanto piuttosto dei protagonisti in cui immedesimarsi con passione.

In questo un grande merito va anche agli attori, la ormai affermata Matilda De Angelis e Yuri Tuci, per la prima volta sullo schermo. La giovane ma già esperta attrice ha modo di mettere in campo il suo talento confrontandosi con Tuci e l’alchimia della relazione fra i due è particolarmente riuscita. La De Angelis ha dichiarato: “Non si parla abbastanza di cosa significhi essere fratello o sorella di uno con disabilità ed è bello come loro due riescano a colmare le fratture e i vuoti l’uno dell’altro e a sottolineare le loro potenzialità piuttosto che i loro limiti”. Anche i ruoli dei comprimari, per esempio dei genitori, affidati a Maria Emilia Monti e Paolo Hendel risultano molto verisimili nella loro semplicità ed anche involontario umorismo. Forse un po’ caricate le figure degli amici di Omar anch’essi con disturbi psichici, ma senza mai che lo sguardo del pubblico possa scadere nel giudizio.

In sostanza un film inclusivo e sincero che, nel solco di un genere spesso frequentato da varie cinematografie straniere, trova qui una sua via nostrana originale ed apprezzabile.

 

Giovanni Capetta

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