Durante un incidente aereo i sopravvissuti si ritrovano in mezzo alle Ande innevate ma nessun soccorso arriva.
La storia è vera. Erano gli anni ’70, precisamente l’autunno 1972. Una squadra di rugby decide di partire per il Cile dove ha l’occasione di assistere ad una partita: l’aereo ha un prezzo accessibile e per i ragazzi l’opportunità di viaggiare, lasciando l’Uruguay, è da non perdere.
Ci sono coppie, studenti di medicina e non, tra di loro c’è una grande sintonia e una calda amicizia. Salutano genitori e fidanzate e iniziano felici il loro viaggio.
Ma di lì a poco il pilota dell’aereo sbaglia rotta e si ritrova in mezzo alle Ande incapace di fermare il disastro che si sta compiendo. Dopo aver colpito la cima di una montagna, l’aereo precipita.
I soccorsi provano a intercettarli, ma non riescono a trovare né i resti dell’aereo né le persone, nonostante i segnali che loro stessi cercano di trasmettere e dopo alcuni giorni smettono di cercarli. Alla fine dei 72 giorni sono sedici i sopravvissuti.
Sono trascorsi oltre 50 anni, ma la storia è così incredibile che non si smette di raccontarla. Ci sono foto, testimonianze, libri (come La società della neve di Pablo Vierci, da cui proviene il film), che riportano i racconti dei sedici sopravvissuti al disastro aereo.
In concorso allo scorso Festival di Venezia, dove non ha vinto premi, La società della neve è ora tra le pellicole selezionate per la cinquina degli Oscar come miglior film internazionale, dopo la nomination ai Golden Globe e i ben 12 Goya (gli Oscar spagnoli).
In Italia il film di Juan Antonio Bayona non è uscito al cinema, ma direttamente su Netflix. Girato in condizioni difficili La società della neve è una storia che toglie il fiato.
Le montagne delle Ande strette e innevate, impervie e isolate, sono lo spazio dove si muovono i trentatré sopravvissuti allo schianto dell’aereo.
Molti di loro non perdono la speranza e iniziano, ognuno con le proprie capacità e conoscenze, fidandosi di Dio (molti di loro erano ex allievi di un liceo cattolico), a trasformare parti dell’aereo distrutto come rifugio per il freddo, utilizzando i contenuti delle valigie.
La natura offre solo acqua che si genera dal ghiaccio. Hanno poco cibo e iniziano a razionarlo. Seppelliscono i morti, il cui corpo non resiste alle intemperie. I giorni trascorrono lenti e si trovano senza più cibo e con una valanga di neve che complica ancora di più la loro sopravvivenza.
Uno studente di medicina si offre di tagliare i corpi dei morti, anche con il permesso dei parenti, per avere la forza di affrontare le calamità e poter sfuggire alla morte. Alcuni accettano, anche se a malincuore, altri non riescono ad approvare questa forma di cannibalismo indotta dalle circostanze. I giorni trascorrono, l’inquietudine cresce sempre di più.
Questo film ad alta tensione è un inno alla speranza, all’amicizia, all’amore che ognuno ha dentro di sé e all’immensa capacità di resistere alle avversità. Per oltre due ore il regista e gli sceneggiatori riescono a restituire lo spirito di questa realtà e trasformano questa grande e durissima avventura in un film indimenticabile, duro anche per lo spettatore, che è chiamato a condividere le angosce e le paure dei protagonisti, ammirato per una solidarietà che non viene meno anche in circostanze estreme.
Emanuela Genovese
Tag: 4 stelle, anni '70, Biografico, Drammatico