Arturo nasce a Palermo all’inizio degli anni Settanta e tutta la sua vita è intrecciata alle vicende di mafia di quegli anni, in cui il bambino (e poi ragazzo), che coltiva una devozione inspiegabile per Giulio Andreotti, incontra i protagonisti delle indagini nonché vittime delle stragi, da Giuliano a Chinnici. Anche se in tutto questo il pensiero fisso di Arturo è conquistare la bella Flora…
La prima prova cinematografica della ex-iena Pif (dietro e davanti alla macchina da presa) è un coraggioso tentativo di unire commedia e cronaca nera in un racconto personale, ma dall’indubbio valore civile. Non tutto è scorrevole in una pellicola che d’altra parte ha il pregio di aver trovato una chiave per raccontare, tra ironia e sentimento, una stagione nella vita di una città (e indirettamente di una nazione) con un cambiamento profondo della sensibilità e dei comportamenti, un cambiamento che passa attraverso lutti e strappi, che Pif accosta a volte semplificando, ma non senza una sincerità di fondo.
Come forse era prevedibile la parte che funziona meglio è quella in cui i protagonisti sono bambini e l’ingenuità del protagonista, cui fa da contraltare l’onnipresente voce fuoricampo dell’Arturo adulto (non così efficace forse perché inesorabilmente televisiva), scardina più di mille discorsi teorici, il meccanismo di omertà di chi non vuole vedere (compreso il padre di Arturo) o è colluso (tra gli altri l’unica figura di religioso del film, peccato se si pensa a tante figure di sacerdoti che hanno lottato contro la mafia, tra tutti don Puglisi).
Il film non risparmia, seppur raccontandolo con nero umorismo, nessuno dei dettagli più crudi di quegli anni (con tanto di cadavere sciolto nell’acido), ma riesce a mantenere quell’equilibrio sottile per cui ci si sente liberi di sorridere di fronte al ritratto di mafiosi che si struggono per amore e un attimo dopo ordinano una strage, senza perdere il senso di quello che si sta raccontando.
Che è poi quello di non dimenticare, e in più di trasmettere alle generazioni future la necessità di una presa di posizione personale, un atto di coraggio (che per Arturo consiste nel dichiararsi a Flora così come nel non girare la testa di fronte all’omicidio di Salvo Lima, e per tanti palermitani la partecipazione ai funerali dei giudici uccisi) su cui costruire il futuro.
Lo stile di ripresa movimentato e l’ottima integrazione del materiale di repertorio con la ricostruzione d’epoca fanno apprezzare l’insieme della pellicola e perdonare qualche incertezza interpretativa del protagonista adulto, che qui come nei suoi lavori televisivi trova una chiave per trasmettere il suo punto di vista e sollecitare lo spettatore ad accompagnarlo nella rilettura di vent’anni di storia italiana.
Scegliere un film 2014
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