Margaret ha trent’anni, è una musicista ma fa tanti lavori per potersi mantenere. Ha una madre giovanissima, Christina, che ha interrotto, dopo anni, una brillante carriera di musicista. Una parola di troppo scatena l’ira di Margaret contro la madre e da lì nasce la linea di 100 metri imposta dal giudice oltre la quale la figlia non potrà avvicinarsi alla madre.
Christina (Valeria Bruni Tedeschi), è stata una brillante musicista, e nel pieno della sua carriera, a soli venti anni, è diventata madre di Margaret (Stéphanie Blanchoud). Fragile ed emotiva, Christina è diventata poi madre di Louise (India Hair), che a sua volta sta per avere due gemelle, e infine, sicuramente da un uomo diverso, ha avuto la piccola Marion (Elli Spagnolo) che si sta preparando per ricevere la Prima Comunione.
Una parola fuori posto, una piccola nota umiliante, che comprendiamo solo successivamente, scatena la violenza di Margaret, la figlia maggiore, contro la madre. Da questa lite nasce la “linea”, ovvero la separazione imposta dal giudice a Margaret, una distanza fissa pari a 100 metri dalla villetta familiare e dai luoghi dove è presente la madre.
La linea, però, attira Margaret. Non solo perché lei, musicista, si mantiene svolgendo lavori anche più umili vicino la casetta di sua madre, ma anche perché il suo cuore, solitario e forse per questo più tendente all’ira, ha bisogno di veri affetti.
La sua è una violenza (pochi i film che hanno come tema la violenza femminile scaturita non dalle condizioni disagiate personali o familiari) dalle tante radici: prima tra tutte l’imperfezione materna che genera un egoismo narcisista.
La storia potrebbe sulla carta sembrare violenta, difficile da seguire e non accattivante. Ma il film è teso, tenero e profondo.
Nasce tra Margaret e la sorella minore Marion un dialogo che porterà a riflettere su sé stesse. Si vedono entrambe sulla linea di confine, la stessa tracciata da Marion, per esercitarsi, quotidianamente, sui testi sacri e non popolari che Marion canterà durante la Prima Comunione. Sarà proprio lei, la sorella maggiore, suo vero sostegno, a tirarle fuori quello che Marion sente nel suo cuore. “Credi a quello che canti?” le chiede Margaret e Marion, che dirà che Dio è un suo amico, le risponde: “Sì, credo anche perché le canzoni sono un vero aiuto per me”.
La Ligne, nel titolo originale, è un film forte, bello da non perdere. In concorso al Festival di Berlino, ha ottenuto il Premio FICE del Cinema Europeo 2022 anche per “lo sguardo personale e tagliente sulle dinamiche familiari”.
Infatti, La linea invisibile è un film profondamente femminile che costruisce su quattro donne un possibile universo dove la musica sembra generare acredine, ma in realtà è il vero dono, il legame che tenderà a ricreare armonia. La linea invisibile, scritto durante il lockdown, è anche un film metaforico, quasi universale, che ricorda quanti limiti e quanti ostacoli sono stati attraversati durante la pandemia. La domanda, infatti, che scatena è: quali complicazioni sei disposto a superare per cercare veramente te stesso anche se le condizioni di partenza sono imperfette e difficili da sopportare?
Emanuela Genovese
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