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King Arthur – il potere della spada


TITOLO ORIGINALE: King Arthur Legend of the Sword
REGISTA: Guy Ritchie
SCENEGGIATORE: Guy Ritchie, Joby Harold e Lionel Wigram
PAESE: Usa
ANNO: 2017
DURATA: 126'
ATTORI: Charlie Hunnam, Jude Law, Astrid Bergès-Frisbey, Eric Bana, Djimon Hounsou
SCENE SENSIBILI: turpiloquio, una breve scena di nudo e violenza nei limiti del genere.
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Privato del trono dal perfido zio Vortigern, il giovane Artù cresce in un bordello della malfamata Londinium e diventa un piccolo boss della malavita locale. Ignaro della propria origine, si terrebbe lontano dal potere, ma la ricomparsa della leggendaria spada di suo padre mette in moto gli eventi che lo chiameranno a essere il re che conosciamo.

Il Re Artù gangster di Guy Ritchie

Se qualcuno poteva avere dubbi sulla capacità di Guy Ritchie di fare sua una leggenda millenaria e dalle mille trasposizioni può mettersi tranquillo: a parte un incipit un po’ in stile Il signore degli anelli, questo King Arthur è in tutto e per tutto parte del canone del dinamico regista inglese, che qui firma anche la sceneggiatura insieme ai sodali di sempre.
E così re Artù, cresciuto in un bordello della sordida Londinium tardoromana, dopo essere sfuggito alla morte, come una specie di Mosè, salvato dalle acque, diventa Art, piccolo gangster che paga mazzette alle forze dell’ordine, si allena con un cinese esperto di arti marziali e fa rispettare la sua autorità ai contrabbandieri a suon di brillante parlantina e botte, lontano mille miglia, dunque, dal personaggio eroico che la tradizione ci ha consegnato.

Irriverenza e anarchia in una Londra epica

A riportarlo alla sua “vocazione” ci penseranno forze più grandi di lui, incarnate nella spada misteriosa che emerge dalle acque ai piedi del castello del crudele re Vortigern, che in questa versione è il fratello infido di Uther Pendragon, in una specie di frullato shakespeariano che pesca tanto da Macbeth come da Amleto.
La prova della spada, che il nostro eroe affronta con incauta incoscienza, cambia il segno della sua storia, costringendolo a entrare nella leggenda che avrebbe volentieri evitato. La lotta interiore di Artù, tra lo spirito irriverente e anarchico del delinquente e lo spirito di sacrificio dell’eroe, è anche quella di una pellicola che mescola i registri più usuali al regista, con iniezioni improvvise di adrenalina, musica e ironia (il soldato che invita Artù alla prova della spada non è altri che il calciatore David Beckham sotto un pesante trucco), con momenti di epica dai risultati intermittenti anche se a volte molto suggestivi.
Charlie Hunnam si cala senza troppo impaccio nelle “braghe” di Artù mentre Jude Law (già un buon Watson nell’ultimo spericolato adattamento letterario di Ritchie, Sherlock Holmes) gigioneggia un po’ troppo nei panni del cattivo. Ed è un peccato perché Vortigern – pronto a sacrificare ciò che più ama all’ambizione del potere, e imbrogliato dalle stesse profezie che pensa di sfruttare a suo favore – aveva il potenziale per diventare qualcosa di più che un cattivo da fumetto.

Un buon intrattenimento picaresco per palati non troppo fini

Bisogna buttare un po’ alle ortiche quel che si sa della leggenda arturiana per godersi fino in fondo lo spettacolo rutilante di lotte con la spada, serpenti giganti evocati con la magia, stregoneria bianca e nera, e apprezzare un eroe che ha un po’ di problemi di inconscio da risolvere prima di poter abbracciare il suo destino, ma che fin da subito ha ben chiaro il valore della lealtà e dell’amicizia, due temi che da sempre percorrono la filmografia di Ritchie (vedi il bel Rockenrolla di qualche anno fa o il recente Operazione UNCLE).
Questo re Artù non sarà forse destinato a entrare nella leggenda (cinematografica per lo meno), anche se nelle intenzioni di chi lo ha prodotto potrebbe essere il primo passo di una saga, ma è di sicuro un buon intrattenimento per palati non troppo fini che sapranno abbracciare fino in fondo la natura sfacciatamente popolare e picaresca del suo autore.

Laura Cotta Ramosino

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