Mentre il mondo piange la morte di Superman, uno spettro si aggira per l’America. Trattasi di Steppenwolf, un super-cattivo proveniente da un’altra dimensione che intende vendicarsi di antichi torti subiti migliaia di anni prima. Nella sua lista delle cose da fare, al primo posto c’è il recupero di tre scatole magiche, di cui avoca la proprietà, ora in possesso rispettivamente del regno delle Amazzoni, del popolo di Atlantide e della razza umana. Messi insieme, questi tre oggetti sono in grado di sprigionare un potere terrificante di cui il brutto ceffo vuole disporre per conquistare la terra, o forse per distruggerla. Il miliardario Bruce Wayne, che da vent’anni raddrizza torti nella sua città nelle vesti di Batman, raduna tutti gli altri supereroi in circolazione perché combattano tutti uniti alla causa del bene.
Si parlava da anni di un film che, adattando famose serie a fumetti, radunasse i più famosi eroi della DC Comics, in una sorta di Champions League in maschera e mantello. Mentre la Warner Brothers cercava l’idea, la sceneggiatura e il regista giusti, i concorrenti della Marvel – a tutta velocità sulla corsia di sorpasso – hanno dato origine al famoso “universo cinematografico”, realizzando, con la saga degli Avengers, il sogno di vedere sul grande schermo tanti paladini della giustizia tutti insieme prima litigare tra loro e poi unire le forze contro minacce soverchianti.
Il problema di questi film è che ormai si assomigliano un po’ tutti e sembrano ormai incapaci di generare interesse attorno a vicende assolutamente risapute e a scene d’azione spettacolari ma ripetitive. Non funziona quasi niente in questa sceneggiatura, dal senso irritante di dejà vu (oltre agli Avengers anche Il signore degli anelli) alla vera mancanza di un tema (ci sarebbe “l’unione fa la forza”, ma che barba…), passando dalla mancanza di motivazioni dei protagonisti: perché si fanno tutti pregare per combattere una causa clamorosamente giusta? Cosa guadagnano emotivamente, umanamente, psicologicamente, alla fine della vicenda? Certo, devono imparare tutti a collaborare, a mettere da parte il proprio orgoglio o, come nel caso di Wonder Woman, accettare la responsabilità del comando (a proposito, Gal Gadot, che la interpreta, è l’unica della brigata che sappia anche recitare. Le basta arricciare un angolo della bocca, come capita solo alle grandissime attrici). Però non basta assegnare a ogni personaggio un difetto stereotipato e una battuta che lo riveli per costruire una trama coerente.
Soprattutto il reparto dei cattivi si mostra assolutamente inadeguato a reggere in maniera credibile sul grande schermo. Quante altre volte dovremo assistere al malvagio – il solito mostro senza personalità – che attraversa un varco multidimensionale e invade la terra con i suoi scagnozzi distruggendo tutto?
Sembra quasi che Justice League voglia rivolgersi a un pubblico meno smaliziato del solito (solo qualche rarissima parolaccia impedisce di rubricarlo come “film per bambini”) ma gli incassi sono stati comunque talmente deludenti che la Warner ha dovuto rimettere mano ai propri progetti futuri, che molto dipendevano dall’esito commerciale di questo.
Un vago riferimento finale alla speranza, da coltivare guardando il cielo, ribadisce il carattere “divino” di Superman (e le sue origini giudaiche, anche se poi qui risorge come il Dio cristiano) ma arriva troppo tardi e del tutto scollegata dal resto del film per nobilitarlo davvero. L’unico vero pregio, al saldo di tanti difetti, è che il film dura pochissimo rispetto ai suoi omologhi e almeno evita così di essere un kolossal tonitruante. Buono, al massimo, per un sabato pomeriggio in panciolle davanti al piccolo schermo.
Raffaele Chiarulli
Tag: 4 stelle, Avventura, Azione, DC, Fantascienza, Fantastico, grandi saghe