Il sedicenne Yuta Okkotsu, dopo aver assisto alla morte violenta del suo primo amore da bambino, viene imprigionato da una potente maledizione scaturita dalla dipartita della ragazzina e condannato a ferire gravemente chiunque voglia fargli del male. Portato allo stremo dal susseguirsi di disgrazie intorno a lui, Yuta vorrebbe farla finita ma l’incontro con lo stregone Satoru Gojo cambierà per sempre la sua vita. Insegnante all’Istituto di arti occulte di Tokyo, il suo nuovo mentore gli proporrà un futuro diverso: diventare uno stregone per spezzare la propria maledizione e proteggere le persone a lui care.
Jujutsu Kaisen 0 è il prequel della popolarissima serie Jujutsu Kaisen, opera dell’ormai affermato studio Mappa (Attacco dei giganti). Il film, decisamente pensato per un pubblico di appassionati della serie anime, rimette in contatto gli spettatori con i suoi personaggi iconici durante lo hiatus tra la prima e la seconda stagione dell’anime, provvedendo a riprendere alcune delle gags più amate della storia. Nello scontro tra le forze del bene e il male per il controllo dell’umanità si scopriranno le origini dello stregone nero Geto e il suo rapporto con Satoru Gojo. L’affetto per i personaggi e il loro carisma non basta però a salvare un film che, oltre a fare da spin-off della serie, non sembra aggiungere altro.
Jujutsu Kaisen 0 risente pesantemente dell’eredità della serie animata, e non riesce a sganciarsi strutturalmente da quella narrativa suddivisa in puntate che, nel format di un lungometraggio, sacrifica la profondità dei personaggi per aumentare il ritmo del racconto. Fra gli scontri con mostri da film horror e complotti dei malvagi per la conquista del mondo, le ferite interiori degli studenti dell’istituto vengono presentate in rapida successione allo spettatore senza che queste abbiano il tempo di muovere a simpatia il pubblico. A risentire di più di questa scelta narrativa è in particolare il protagonista Yuta: vittima traumatizzata di uno degli scherzi più crudeli del fato – essere perseguitato dalla persona amata – il ragazzo decide di unirsi alla scuola dell’occulto quasi senza una vera motivazione personale e più per necessita di trama, rendendo poco credibile la sua repentina evoluzione in potente stregone e difettando dunque di quella simpatia che accattiva il pubblico. Persino le fasi di addestramento e conquista dei poteri – un must nei film action o fantasy, nonché segmenti più accattivanti e spettacolari – sono scarse e inconsistenti, privando dunque Yuta e gli altri studenti di quelle concrete difficoltà che permetterebbero ai loro personaggi di crescere.
Spesso gli spin-off cinematografici di popolari serie anime non sono considerati né vengono ideati come grandi capolavori artistici dai propri studios, ma riescono quasi sempre a ovviare le loro carenze narrative con la spettacolarità qualitativa delle loro scene di combattimento. Sfortunatamente, questo non è il caso di Jujutsu Kaisen 0: quasi scevro di combattimenti degni di nota se non per il finale, la visione è gravemente appesantita da un doppiaggio molto didattico. Tuttavia l’elemento di disturbo che dà il colpo finale alla pellicola è l’assai ambiguo messaggio morale del film: se l’amore più puro può trasformarsi nella maledizione più crudele, allora è legittimo volgersi alle violenze più estreme in suo nome?
Mariapaola Della Chiara
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