Sandy Bigelow Patterson, dal curioso nome femminile, è un semplice impiegato che vive in Colorado, insieme alle due figlie piccole e alla moglie nuovamente in attesa. In procinto di cambiare lavoro, per ottenere uno stipendio più alto e provvedere così alle necessità della famiglia che si allarga, Sandy rimane vittima di una truffa: gli viene rubata l’identità da una donna che vive in Florida e che usa il suo nome, i suoi dati personali e le sue carte di credito clonate, per fare spese folli e per mettersi nei guai con la giustizia. La vicenda fa rischiare a Sandy il nuovo posto di lavoro, e il capo gli concede solo una settimana di tempo per risolvere la questione. L’uomo decide così di partire alla ricerca della truffatrice, per convincerla a “restituirgli” ciò che è suo.
Identity thief, il titolo originale, centra meglio, rispetto all’adattamento italiano, la storia raccontata nel film, che ha origine proprio da un “furto” d’identità, pericolo dei tempi moderni, nei quali la privacy di ognuno può essere facilmente messa in rete, sfuggendo a ogni controllo.
Il regista Seth Gordon cerca di replicare il successo della commedia Come ammazzare il capo e vivere felici, richiamando con sé l’attore James Bateman e affiancandogli una spalla femminile. A interpretare Diana (che si spaccia per Sandy Bigelow Patterson) è Melissa McCarthy di Le amiche della sposa e Corpi da reato, un’attrice che ha fatto della propria stazza fisica la chiave di una personale vis comica.
Sandy e Diana sono totalmente l’opposto l’uno dell’altra: Sandy è un uomo dolce e mite, a tratti remissivo, mentre Diana è priva di scrupoli morali, prepotente e sempre sopra le righe. Il loro incontro genera una serie di gag comiche, di inseguimenti rocamboleschi e di risvolti inediti. Sandy, infatti, trovata Diana, ha un bel penare per convincerla a seguirlo in Colorado e con lei si trova coinvolto in una folle fuga per sfuggire a dei terribili sicari. Oltre a ciò, il poveretto dovrà sopportare una serie di angherie messe in atto dalla sua compagna di viaggio, come quella di farlo passare per il marito che ha perso la virilità.
Il viaggio on the road, per quanto difficile e rischioso, finisce per unire i due protagonisti, che devono fare fronte compatto per sfuggire all’ormai comune pericolo. Diana si rende conto che Sandy è davvero una brava persona: l’uomo, infatti, non la abbandona, ma le dà una mano nel momento del bisogno, pur avendo legittimi motivi per negarle il proprio aiuto. Da qui in poi, la donna si rivela sotto una luce diversa, che nasconde un passato doloroso in grado di giustificare la sua presente incapacità di pensare agli altri e di trovare una propria identità.
Il film, che unisce il genere del buddy movie (storia di amicizia tra i due co-protagonisti) al road movie, in America ha incassato molto bene.
Io sono tu avrebbe potuto facilmente trovare, tra i suoi destinatari, un pubblico familiare, ma la comicità troppo spesso eccede i limiti e diventa volgare (lo sceneggiatore Craig Mazin è lo stesso di Una notte da leoni 2 e 3, non privi di risate “di pancia” e volgarità), rendendo il film non adatto agli spettatori più giovani. Nonostante questo, la bravura degli attori e il risvolto finale salvano la commedia, aggiungendo al genere qualcosa di nuovo. Il film, infatti, si apre a qualche riflessione interessante sui rapporti umani e sulla loro capacità di evolvere, nonché sul pericolo che corriamo quando diffondiamo, con troppa leggerezza, i nostri dati personali.
La piega che prende la pellicola sul finale potrebbe sembrare “buonista”, ma non è scontata o banale: Diana si assume le proprie responsabilità di fronte a se stessa, agli altri e alla giustizia, ma questo sarà possibile solo grazie all’accoglienza e all’amicizia del suo compagno di avventura e della sua bella famiglia, pronti al perdono e a “guardare” la persona, al di là delle apparenze e delle sue azioni passate.
Scegliere un film 2014
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