Quando il professor Langdon si sveglia, ferito e senza memoria, in un ospedale di Firenze, ha appena il tempo di scambiare due parole con la dottoressa Sienna Brooks prima di doversi dare alla fuga, inseguito da qualcuno che lo vuole uccidere per recuperare un misterioso puntatore che permette di visualizzare una versione rivista e corretta dell’Inferno di Dante rappresentato da Botticelli… È il primo indizio di una caccia al tesoro mortale, i cui enigmi Langdon deve sciogliere per scongiurare lo scatenarsi di una nuova peste che uno scienziato folle ha creato per risolvere i problemi del sovrappopolamento. Ma sulla sua strada Langdon dovrà imparare a distinguere tra alleati e nemici…
Inferno è tratto dal quarto romanzo della serie (ma è il terzo ad arrivare sul grande schermo) che Dan Brown ha dedicato al professor Langdon, indagatore di misteri assortiti con un talento per l’enigmistica e i rompicapi legati a città d’arte e testi celebri.
Qui si parte da Firenze e dall’Inferno di Dante (nell’iconica raffigurazione fatta da Botticelli) per montare un thriller con tanto di minaccia apocalittica che ricalca tempi e modi delle precedenti pellicole, con un ricco cast in cui entrano in scena numerosi attori italiani in piccoli o microscopici camei.
La profondità con cui si affrontano sia i testi di riferimento che le problematiche mondiali (sovrappopolazione e pandemie) è abbastanza risibile, ma nel complesso il racconto mantiene un certo ritmo e i continui colpi di scena (alcuni più risaputi di altri, ma tant’è) riescono a tenere desta l’attenzione nonostante il repertorio sia abbastanza già visto. Aiuta senza dubbio il fatto che la produzione abbia avuto accesso a luoghi di straordinaria bellezza, dal salone dei Cinquecento a Firenze alla cisterna di Istanbul dove si chiude la vicenda.
Gli attori svolgono il loro compito diligentemente, senza grandi sobbalzi o interpretazioni memorabili, e il limitato successo della pellicola rispetto ai suoi antecedenti va probabilmente attribuito all’esaurirsi naturale di un ciclo e di una formula piuttosto che a specifici difetti di questo film, che si lascia vedere senza inquietare o emozionare più di tanto.
I dilemmi del protagonista e degli altri personaggi sono appena accennati e mai davvero problematizzati (nemmeno nel caso della volontà di distruzione manifestata dallo scienziato folle che ha creato la nuova peste nera), al punto che non ci si disturba nemmeno a cercare di comprendere le ragioni degli antagonisti, totalmente di maniera e distinguibili più in base alle quote di casting (francesi, indiani, ecc.) che sulla base delle loro motivazioni.
Più innocuo dei precedenti in termini di contenuti, Inferno si delinea come un intrattenimento dal budget notevole senza nulla di particolare che lo faccia distaccare dalla media.
Luisa Cotta Ramosino
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