Mancano pochi giorni al Natale, e come ogni anno la famiglia di Giulio (Abatantuono), Chiara (Gerini) e Antonio (Buccirosso) si riunisce nella casa in montagna. Quest’anno però qualcosa di diverso c’è: il pater familias (Proietti) è mancato durante l’estate e, a distanza di mesi, la vedova (Barzizza) è inconsolabile. Per alleggerire un po’ il clima, sia Chiara sia la figlia di Giulio hanno pensato di portare con sé i loro nuovi compagni. Saranno proprio Domenico (Bisio) e Francesco (Bova) a ravvivare l’atmosfera, il primo attirando i dispetti dei figli di Chiara, che non sono disposti ad accoglierlo in famiglia, il secondo creando scompiglio a causa del suo evidente handicap. Nonostante le premesse, tutti, pian piano, riusciranno ad andare oltre i loro pregiudizi…
Un cinepanettone senza sapore fatto di luoghi comuni e noia
Manca un po’ di tutto in questa versione educata e dai buoni sentimenti dei tradizionali “cinepanettoni”: ritmo, storia, ironia (ma soprattutto autoironia), originalità, verosimiglianza. Nemmeno la presenza di Bisio e Abatantuono, comici a tutti gli effetti, basta a risollevare un copione stanco e ricco di scontatezze. Il primo campanello d’allarme è la noia, che cala come una mannaia già dopo i primi venti minuti di film. Dopo una prima carrellata di tutti i personaggi, tutto sommato non malvagia, la domanda si cristallizza in breve tempo: e adesso come li riempiono i restanti settanta minuti?
La storia di Chiara e Domenico si trascina tra un dispetto e l’altro dei figli di lei ai danni di lui, uno meno credibile dell’altro, uno più forzato e indisponente dell’altro. Anche perché la risoluzione è annunciata fin dall’inizio: ovvio che i tre finiranno per andare d’amore e d’accordo, e Domenico verrà promosso a pieni voti dalla prole acquisita. La vicenda di Valentina e Francesco, che coinvolge anche i genitori di lei, è condita di tutti i luoghi comuni che riguardano i disabili. Francesco ha perso le mani in un incidente, quindi se inizialmente tutti si sentono in imbarazzo di fronte a lui e collezionano una serie di figuracce, trattandolo come un povero menomato incapace di fare qualunque cosa senza un aiuto, alla fine del film non solo dovranno ricredersi sulle capacità acquisite nel cavarsela, ma anche constatare che egli possiede una consapevolezza dei propri limiti e delle proprie possibilità estranea a chi ha sempre giudicato la propria normalità come un diritto e non un privilegio. La storia di Antonio, fratellastro di Abatantuono e Gerini, è invece appena tratteggiata, e serve semplicemente a dare un po’ di colore allo sfondo e a fornire qualche siparietto comico. Anche qui non mancano però i luoghi comuni sugli emigrati al Nord dal Sud Italia; infatti Antonio, un semplice manovale, viene guardato dal fratellastro imprenditore con quella pietà un po’ sprezzante di chi si è fatto grande con il proprio lavoro.
La forza del legame familiare
A rimettere a posto le cose, elargendo consigli e conforto, cala come un deus ex machina papà Proietti che, tramite un video girato appositamente per l’occasione prima di morire, riempie per pochi minuti le vite dei suoi familiari, spruzzandovi una nota di colore e un pizzico d’ironia e, ovviamente, innaffiando gli animi di commozione. Per tutti ha parole di affetto, correzione e bonaria presa in giro. Si tratta di una sorta d’incarnazione dello “spirito del Natale”: per quei pochi minuti è come se tutti riscoprissero la ragione vera del loro ritrovarsi. Peccato che, nonostante i buoni propositi del pater familias, anche il suo accorato discorso non vada oltre i buoni sentimenti, per cui il Natale è sacro perché è occasione di ritrovo della famiglia, e la famiglia è sacra perché in fondo in fondo, nonostante le differenze e i piccoli screzi, ci si vuole tutti bene. Eppure tutto ciò deve bastare, se non altro a siglare il lieto fine. Allo spegnimento del video ognuno, inghiottendo le lacrime, si avvicina all’altro, rinfrancato e pronto a ricominciare. È pur sempre Natale. Per litigare rimangono gli altri trecentosessantaquattro giorni.
Scegliere un film 2014
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