1933. Sullo sfondo della Grande Depressione, il racconto dello sciopero dei raccoglitori di mele, nella valle di Torgas, in California. Mac e Jim, due attivisti radicali del partito comunista, agiscono da infiltrati per portare i braccianti a scioperare contro il proprietario terriero Chris Bolton, responsabile come altri del dimezzamento dei salari promessi e dello sfruttamento dei lavoratori, costretti ad accettare indegne condizioni di vita. Lo sciopero a oltranza corre però inesorabilmente verso il fallimento, osteggiato dai poteri forti della valle, dalle loro violente provocazioni e dalle incomprensioni tra gli stessi scioperanti, traditi da chi è loro più vicino.
James Franco fa ancora un passo avanti nel portare sul grande schermo l’adattamento di opere di grandi romanzieri americani (in passato l’ha fatto con Child of God di Cormac McCarthy e con As I Lay Dying e The Sound and the Fury di William Faulkner). Questa volta è il turno di John Steinbeck e del suo romanzo edito in Italia con il titolo La Battaglia. Il film ci porta ai tempi della Grande Depressione per raccontarci un evento storico poco conosciuto, uno sciopero sì fallimentare ma che dentro una catena di episodi simili ha portato a migliorare le condizioni di milioni di lavoratori.
In scena un eccezionale cast per una rappresentazione che sembrerebbe corale, ma che si concentra principalmente sul percorso di Jim Nolan (Nat Wolff) e Mac McLeod (James Franco).
Jim è un giovane idealista che desidera battersi in memoria del padre, sfruttato e poi ucciso per aver protestato. Entra a far parte di un gruppo di radicali e si ritrova sotto la guida di Mac, che gli insegna il mestiere del sindacalista. Ci troviamo così di fronte ad una sorta di racconto di formazione, dove Jim perde progressivamente l’innocenza per scoprire che la lotta intrapresa non è sempre così nobile. Mac infatti manipola i raccoglitori e il loro leader London (Vincent D’Onofrio) e sfrutta ogni opportunità a vantaggio della causa. L’affezione al singolo è sacrificata per un disegno più grande, una lotta che migliori la vita di milioni di persone. Jim impara questa amara lezione, correndo il rischio di perdere l’occasione di una vita serena con Lisa (Selena Gomez), una ragazza madre di cui si innamora.
Il film risente un po’ della mancanza di azione. Ci si appoggia ai dialoghi, ai discorsi di Mac, ai comizi dell’eroe di turno che spinge gli scioperanti ad andare avanti e ad una voce fuori campo un po’ ridondante e stranamente affidata prima a Jim, poi a Mac.
Poche le voci fuori dal coro rispetto alla ragione dei più deboli. Del proprietario terriero Chris Bolton (Robert Duvall) emerge più che altro l’essere spietato e crudele.
È invece più incisiva la parabola di Anderson (Sam Shepard), piccolo proprietario terriero desideroso di riscatto dai vicini più potenti, che si allea con gli scioperanti, mettendo a rischio tutto ciò che possiede. Anderson rinfaccia a Mac che nessuno di loro sa cosa significhi possedere qualcosa, piantare un albero, vederlo crescere. In fondo, essere legato a qualcosa.
Un discorso che scuote l’attivista e lo porta, nel momento in cui Jim, il suo allievo, si trova in pericolo, a scegliere di agire smentendo ciò che ha sempre predicato: non affezionarsi a nessuno.
Tuttavia le ultime battute del film ribadiscono il punto: “la lotta è l’unica cosa che conta, non importa il costo”. Un messaggio che risulta amaro, dopo aver assistito alla sofferenza e al coraggio degli ultimi, e che sacrifica il valore di ogni singolo uomo e delle sue aspirazioni personali.
Jessica Quacquarelli
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