Un ex criminale francese trova la forza di perdonare i suoi genitori che l’hanno picchiato e abbandonato quando era piccolo; una donna privata delle gambe da una bomba dell’ETA diventa campionessa di sci e gira il mondo raccontando la gioia di aver fatto la pace con la sua storia; un terrorista dell’IRA scrive dal carcere lettere di scuse alle vittime dei propri attentati: ignorato per anni, trova nell’amicizia di un vescovo che crede in lui la chiave per riconciliarsi con il suo passato e i reduci di quella stagione violenta; un assassino colombiano si lascia abbracciare dai genitori di una delle sue vittime, ricominciando con loro un cammino di fede; un marito tradito attende per cinque anni la moglie, recitando il rosario e apparecchiando ogni giorno la tavola anche per lei, finché la donna non scioglie un nodo nel suo cuore, il giorno della prima comunione di uno dei figli, e torna a casa; più di vent’anni dopo il genocidio del Ruanda, persecutori e perseguitati camminano mano nella mano, certi che il loro passato non schiaccia la libertà della loro anima e la volontà di essere salvati.
«Alcuni non vedono quale nutrimento potrebbero dare; non si rendono conto che loro stessi possono diventare pane per gli altri. Non credono che la loro parola, il loro sorriso, il loro essere, la loro preghiera possono nutrire gli altri e dare loro fiducia. Gesù ci chiama a dare la nostra vita per quelli che amiamo. È mangiando il pane cambiato nel Suo Corpo che diventiamo pane per gli altri». Questa citazione tratta da La comunità. Luogo del perdono e della festa di Jean Vanier riassume bene il senso dell’ultimo documentario dello spagnolo Juan Manuel Cotelo. Riassume, anche, tutto il progetto cinematografico del simpatico regista spagnolo che, film dopo film, sta arricchendo un dizionario in immagini della vita cristiana, attraverso concetti esplorati fino al punto in cui le radici trovano il nutrimento per far crescere la pianta. Un nutrimento che, coerentemente con gli intenti apostolici del progetto, Cotelo non ha paura di chiamare con il suo nome, «grazia di Dio», e di indicare i sacramenti come i più efficaci mezzi di comunicazione. Con questa ispirazione e con questo impeto Il miglior regalo può parlare con serietà di “perdono”, svolgendo già nel titolo l’etimologia del termine (perdono, cioè un dono sovrabbondante), prima sporcandosi le mani con il sangue e il fango della vita e poi purificando tutto con la grazia soprannaturale.
Un Mission: Impossible della fede e un film sulla presenza di Dio nella storia, a cui il regista – in perfetto stile chestertoniano – non nega anche momenti di leggerezza, ironia e gusto del paradosso: la cornice che lega tutti gli episodi, infatti, è ambientata sul set di un western in cui un cineasta, interpretato dallo stesso Cotelo, decide di cambiare le ultime pagine della sceneggiatura per offrire agli spettatori «un piatto migliore» rispetto alla solita sanguinosa resa dei conti.
Il film vale come strumento più che come oggetto cinematografico in sé e potrebbe far storcere il naso agli esteti e ai puristi. Cotelo, però, possiede l’arma dell’autoironia per disinnescare ogni tipo di obiezione, come denunciano le numerose battute sul set del film nel film. «Dicono che questo regista è più bravo coi documentari», commentando l’impaccio del regista con la narrazione di fiction. O ancora: «Ti avverto che oggi Clint Eastwood non verrà», a proposito del livello dei molti attori non professionisti che affollano il cast. E così via, tra un sorriso e una lacrima, il tutto per servire una causa più grande.
Un film che fa bene e che, come i precedenti del regista, avrà una distribuzione “a richiesta” attraverso il sito www. infinitomasuno.org.
Scegliere un film 2019
Tag: 4 stelle, Commedia, Drammatico, Valori cristiani, Western