Nella città di Chissarà, c’è un mese più speciale degli altri: è quello che porta a Natale, da sempre la festa che i Chinonso, gli abitanti del posto, vivono con maggior passione. Tutti tranne uno, il Grinch, che col suo cane Max vive al limitare del paese, in una grotta solitaria e ben protetta. Il Grinch non ha mai festeggiato un Natale in vita sua, non ha mai ricevuto un regalo. Per questo odia le canzoni natalizie, le ghirlande, gli addobbi, l’attesa. Per lui dicembre è il peggior mese dell’anno e cerca di rinchiudersi nel suo antro. Quest’anno però il sindaco ha predisposto un Natale tre volte più grande e le luci e le canzoni giungono anche nella grotta. Il Grinch rompe allora gli indugi e passa all’azione: travestito da Babbo Natale ruberà il Natale ai Chinonso così nessuno vorrà più festeggiarlo.
Dal racconto di Dr. Seuss da cui era già stato tratto un film live-action nel 2000, la Illumination, casa di produzione dei Minions, trae un film d’animazione. La storia è chiaramente ispirata a Canto di Natale di Dickens. Anche qui c’è un protagonista cinico, malvagio, solitario, che odia il Natale e che sarebbe pronto a tutto pur di cancellare la gioia che genera. Se nel romanzo breve dickensiano Scrooge cambia idea dopo aver ricevuto la visita dello Spirito del Natale, il Grinch deve invece scontrarsi con la purezza di Cindy, Lou, una bimba orfana di padre che lo converte. Mentre lui architetta il suo malvagio piano per rubare il Natale, infatti, la bimba chiede agli amici di aiutarla in un’impresa altrettanto ardua: catturare Babbo Natale. Quando inevitabilmente i due piani si scontreranno – Cindy finirà per catturare proprio il Santa Claus verde –, il Grinch si sorprenderà nello scoprire le vere motivazioni della bambina. Non un gioco in più, ma rendere felice la madre che, rimasta sola, si danna tanto l’anima per allietare lei e i fratelli. E quando, nonostante il furto, Cindy intona comunque il canto di Natale, il Grinch non può non ripensare ai suoi Natali da orfano, quelli in cui nessuno si interessava di lui, e gli si apre letteralmente il cuore. E così a Chissarà si festeggerà davvero il Natale più bello di sempre, il primo a cui partecipa anche il Grinch.
Una storia edificante, dunque, con due evidenti limiti. Il primo è di tono e ritmo. Forse per renderlo più empatico e non spaventare il pubblico dei più piccoli, a cui il film è rivolto, il Grinch non è mai davvero né “cattivo” né solo, anzi ha un cane verso cui si mostra particolarmente amorevole e lo stesso fa con una renna sovrappeso. Questo finisce inevitabilmente per indebolire il suo percorso e appiattire le emozioni.
Il secondo limite, ben più grave, è che il Natale è qui trattato unicamente come festa consumistica, una generica ricorrenza in cui farsi regali e volersi bene. In Canto di Natale assistevamo a una conversione, qui a un semplice cambiamento di stato d’animo, che rende la
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