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Iddu


TITOLO ORIGINALE: Iddu
REGISTA: Fabio Grassadonia e Antonio Piazza
SCENEGGIATORE: Fabio Grassadonia e Antonio Piazza
PAESE: Italia
ANNO: 2024
DURATA: 122'
ATTORI: Elio Germano, Toni Servillo, Daniela Marra, Barbara Bobulova e Fausto Russo Alesi
SCENE SENSIBILI: alcune brevi scene cruente, nei limiti del genere
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Sicilia, primi anni 2000: l’ex preside e politico Catello Palumbo esce dal carcere dopo aver scontato la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Ha perso tutto e la prospettiva di vita da reietto sembra un’altra prigione. Ma i servizi segreti gli danno un’opportunità di riscatto: riprendere i contatti con il suo figlioccio, il latitante Matteo Messina Denaro, per condurli fino a lui.

La giustizia del racconto

Castelvetrano, che il film non nomina mai ma suggerisce come il “Paese dei templi e dell’olio”, ha protestato contro la proiezione del film ispirato alla storia del suo famigerato concittadino.
Il cinema del paese natale di Matteo Messina Denaro ha rifiutato di ospitare la prima del film: una damnatio memoriae forse comprensibile, ma che solleva il tema di cosa si possa o meno raccontare in un’era in cui nei media spopola il true crime.
“Cosa è giusto e cosa è sbagliato?” chiede proprio il boss nel film, in una personale parafrasi delle Ecclesiaste. Una domanda che è lecito chiedersi anche nel raccontare la psicologia di uno dei mafiosi italiani più ricercati degli ultimi decenni, consegnato alla giustizia ormai prossimo alla morte.

Nel nome del padre

Il film di Grassadonia e Piazza è di per sé la risposta al quesito. Una commedia sarcastica ma delicata, che inevitabilmente avvicina al male senza giustificarlo, ma lasciandone intendere le origini: un ragazzo scelto dal padre tra gli altri fratelli perché disposto a tutto, una promessa di successo a condizione di una cieca obbedienza filiale.
Matteo Messina Denaro è boia e vittima, lupo e agnello in un mondo in cui, appunto, giusto e sbagliato sono valori letterari, buoni da insegnare a scuola ma inutili nella vita vera. Quella scuola che il boss non ha terminato e che nei vuoti e solitari giorni di latitanza rimpiange al punto da stringere un rapporto epistolare con il suo padrino e preside, Catello Palumbo, interpretato dall’ottimo Toni Servillo. D’altronde, citando una sua battuta nel film, “i carcerati sono gli unici rimasti a leggere nel nostro Paese”.
È Palumbo il vero protagonista del film, ispirato all’ex sindaco Antonino Vaccarino, manifesto di quell’Italia da Prima Repubblica accondiscendente alla mafia, ma pronta a tradirla per conservare un briciolo di potere o per riscattare la propria immagine a un passo dalla pensione – o dalla morte, che per Catello è la stessa cosa.

Claudio F. Benedetti

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