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I segreti di Wind River


TITOLO ORIGINALE: Wind River
REGISTA: Taylor Sheridan
SCENEGGIATORE: Taylor Sheridan
PAESE: Stati Uniti, Canada, Regno Unito
ANNO: 2017
DURATA: 111'
ATTORI: Jeremy Renner, Elizabeth Olsen, Graham Greene, Hugh Dillon.
SCENE SENSIBILI: molte scene di cruda violenza, continui riferimenti alla violenza sessuale.
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Nel rigido inverno di Wind River, riserva indiana del Wyoming, Cory è un agente federale incaricato di cacciare la fauna selvatica pericolosa per la popolazione. Un giorno, mentre segue le tracce di un puma, trova il cadavere di una ragazza stuprata, morta a causa del freddo mentre fuggiva dal suo aggressore. L’ FBI invia Jane, giovane agente alla sua prima indagine che, impreparata al freddo e alla violenza della riserva, chiede l’aiuto di Cory. L’uomo non può tirarsi indietro, assetato di giustizia per una tragedia del passato che ha colpito la sua famiglia.

La frontiera estrema della wilderness americana

Sheridan dimostra una singolare connessione col cuore profondo dell’America concludendo la trilogia della frontiera da lui ideata e sceneggiata, iniziata con Sicario e Hell-High Water. Per Wind River l’autore decide di occuparsi anche della regia, meritando il premio Un Certain Regard come Miglior regia a Cannes.
Dopo il Messico di Sicario e il Texas di Hel or High Water, stavolta la location è la materializzazione più esplicita della wilderness americana, la riserva indiana di Wind River (Wyoming), un regno di neve e gelo in cui le baracche degli uomini affondano sconfitte dalla natura e dalla società.
La struttura del film è quella di un thriller classico, con una linea di detection semplice e pulita, ma la scelta di un protagonista cacciatore (un Jeremy Renner granitico come un vecchio eroe del western) stabilisce da subito il tono estetico ed emotivo, creando una forte coesione tra elementi visuali e narrativi. La regia serrata e una colonna sonora raffinata e al contempo primitiva non lasciano tregua, facendo appello alla dimensione istintuale dello spettatore, allo stato primigenio di predatore o vittima.

Il ruolo dell’uomo nella Natura

La scelta di una giovane agente alle prime armi (Elizabeth Olsen) come co-protagonista della linea investigativa ricalca i celebri e felici passi de Il silenzio degli innocenti, assicurando il contrasto di sicuro effetto tra un femminile non ancora sporcato dall’orrore del male e un mondo di soli uomini dominati da un’istintualità animale. In questo modo thriller e western si intrecciano al romanzo di formazione, guadagnando tutta la forza narrativa dell’archetipo dell’iniziazione e del rapporto tra mentore e allievo. La domanda fondamentale che nasce dal conflitto riguarda, prima ancora che la sostanza della giustizia, la posizione dell’uomo in un mondo segnato dal cieco e incontrastabile potere della natura. Una domanda forse desueta, nella modernità del delirio d’onnipotenza scientifico, eppure così profondamente iscritta nel DNA umano.

Il mondo degli esuli e dimenticati

La linearità della trama lascia spazio agli sguardi e alle parole misurate dei personaggi, rivelando con pudore ma nettezza la loro visione del mondo. Un mondo di esuli, dimenticati dalla complessità del postmoderno, abbandonati in un territorio dove la violenza selvaggia della natura, dentro e fuori dall’uomo, fa strage di ogni mezzo termine. Una scintilla dell’umano però rimane, come un seme sotto la neve, in qualcosa che va al di là dalle parole e si cela negli sguardi, negli abbracci, in gesti densi di un pudore antico. E così, quando il cow-boy siede vicino all’indiano, al di là della storia, al di là della cultura, qualcosa di più originario unisce i due uomini, soli in un territorio indifferente eppure amato, portatori della condizione drammatica di creature libere e mortali.

Eleonora Recalcati

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