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I migliori giorni


TITOLO ORIGINALE: I migliori giorni
REGISTA: Massimiliano Bruno e Edoardo Leo
SCENEGGIATORE: Massimiliano Bruno, Edoardo Leo e Beatrice Campagna
PAESE: Italia
ANNO: 2023
DURATA: 125'
ATTORI: Edoardo Leo, Massimiliano Bruno, Luca Argentero, Claudia Gerini, Anna Foglietta e Max Tortora
SCENE SENSIBILI: linguaggio a tratti scurrile
4 votes, average: 2,00 out of 54 votes, average: 2,00 out of 54 votes, average: 2,00 out of 54 votes, average: 2,00 out of 54 votes, average: 2,00 out of 5

La Vigilia di Natale, la notte di Capodanno, San Valentino e l’8 marzo: sono questi i “migliori giorni” evocati dal titolo del film, che si compone di quattro singoli episodi, uno per ogni festività.
Vigilia di Natale. Luca e Alessandro sono due fratelli, eterni rivali. Questa volta, a dividerli, è il tema del vaccino anti covid19. Alla vigilia di Natale i due si ritrovano a cena dalla sorella Stefania, impegnata in politica. La donna teme che i fratelli possano rovinarle la serata a causa delle loro divergenze, facendole fare brutta figura con il segretario del partito, invitato anche lui, e dal quale Stefania spera di ottenere un appoggio per le prossime elezioni.
Notte di Capodanno. Un ricco imprenditore, per ripulirsi l’immagine, partecipa con la moglie e la figlia al cenone della mensa dei poveri. Tutto si complica con l’arrivo inaspettato del loro ex autista, desideroso di vendetta per essere stato ingiustamente licenziato.
San Valentino. La cena romantica di una coppia sposata da 25 anni diventa l’occasione per fare luce, attraverso lo svelamento di complicati intrecci amorosi, su tutte le ombre di una relazione ormai al capolinea.
8 marzo. Una conduttrice televisiva di successo viene ferocemente messa alle strette dal suo team (composto da soli uomini): la donna dovrà scusarsi con il pubblico e assumersi tutta la responsabilità (solo in parte sua) per un servizio misogino lanciato dalla sua trasmissione in occasione della festa della donna.

Una commedia (molto) amara

I Migliori Giorni è un film che vuole smascherare la gioia dei giorni di festa, come per denunciare l’ipocrisia di chi in certe occasioni mette la polvere sotto al tappeto e si traveste da gente felice. Le storie che si raccontano nei singoli episodi non hanno nulla in comune se non l’amarezza, appunto, di vite profondamente infelici. Sono chiaramente spaccati di vita molto estremi, situazioni al limite nelle quali i personaggi sprofondano poco a poco e senza ritorno. Solo nel primo episodio e nell’ultimo (Vigilia di Natale e 8 marzo) c’è spazio per due personaggi positivi, che fanno un po’ la differenza: nel primo, Stefania è la sorella che cerca come può di tenere unita la famiglia. È vero, si potrebbe dire, lo fa principalmente per salvare l’apparenza di una cena per lei importante, ma quando alla fine della serata i tre fratelli si ritrovano a parlare al telefono con il papà lontano, tutti cercano di rassicurarlo sulla loro unione granitica: un atteggiamento abbastanza comune a molte famiglie e che almeno è indice di una sensibilità verso il valore delle relazioni.
Nell’episodio conclusivo, invece, è affidato alla stagista appena arrivata il coraggio della voce fuori dal coro: è lei che tende la mano alla protagonista in difficoltà e rappresenta la libertà delle nuove leve che non temono di esporsi.
Nei capitoli centrali, invece, per le vite aride e stanche di cui si racconta sembra non esserci alcuna via di uscita. In San Valentino, il tema dell’amore di coppia è fin troppo semplificato e tra assurdi intrecci amorosi bisessuali e omosessuali, l’infedeltà regna sovrana.

Ritmo e cinismo

Al di fuori di queste considerazioni, comunque, non ci si annoia a guardare I migliori giorni: è simpatica l’idea della struttura in capitoli, la narrazione ha un bel ritmo (anche se rimane sempre un po’ superficiale) e gli attori sono credibili. Una certa dose di sarcasmo non guasta e alleggerisce il tono. Certamente è un peccato che gli sceneggiatori non abbiano avuto il coraggio di spingersi oltre: il film non dà soluzioni e il cinismo prende completamente il sopravvento.

Francesca Di Maio

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