Gary Johnson è un professore di filosofia e psicologia con un singolare impiego part-time: collaboratore della polizia locale, viene promosso, per un caso fortuito, da consulente informatico a finto sicario, col mandato di cogliere in flagranza di reato chiunque tenti di assoldarlo con un incarico di omicidio. Il suo insospettato talento per il travestimento è manna per gli agenti. Un giorno, Gary viene contattato dalla giovane e bellissima Madison: per irretirla, sceglie di interpretare l’affascinante sicario Ron. Ma il seduttore finisce sedotto: sedotto da una moglie che medita di eliminare il minaccioso marito…
Ispirato ad una storia vera, Hit Man è una commedia noir, spiritosa e scaltra nello sprofondare il suo baldanzoso ma vulnerabile protagonista (finto assassino ma anche pseudo-agente) in una morsa letale senza uscita. Quanto più Gary/Ron si lascia attrarre da Madison, tanto più è circondato da minacce alla sua vita e alla sua copertura, dovendo mentire non solo alla sua compagna di crimine, ma anche alle forze dell’ordine. Un’identità diversa per ogni persona che incontra, un’intera vita ridotta a maschera: a questo lo spinge la sua insidiosa partita.
Difatti, oltre al pregio di togliere il fiato sia per il fitto scacchiere di avversari, sia per le sempre più ardite e pericolanti menzogne del protagonista, Hit Man vuol trattare dell’identità e della sua possibile trasformazione. Non a caso, Gary Johnson insegna filosofia e psicologia; e non per nulla esiste un divario enorme tra l’introverso e occhialuto Gary, che vive solo e si dichiara soddisfatto della propria «vita interiore», e il temerario Ron, gettato invece in un mondo esterno dove gli eventi non fanno altro che incalzarlo. Dato il suo genuino brivido sia nel fare da agente provocatore, sia di fronte a Madison, il dilemma nasce presto: c’è più verità in Gary o in Ron? Quale dei due è il personaggio d’invenzione? In fin dei conti, esiste davvero un’identità che sia altro da un mero costrutto?
Il paradosso è che, per rimanere sintonizzato con l’inesplorato ed entusiasmante Ron, occorre intensificare le barriere protettive: il prezzo pagato per questo nuovo Sé è dunque la perdita di libertà. Questo, perlomeno, sembra essere il primo approdo: un Sé non libero, ansioso di mantenersi segreto, non promette poi granché. Non solo, ma Hit Man sembra ironizzare su un aspetto non secondario del Sogno Americano (uno dei tanti livelli di lettura possibili): la convinzione che ciascuno possa reinventare la propria vita a piacimento, previo azzeramento del passato. Azzeramento mai del tutto completabile, perciò mai veritiero.
Senonché, questo confondersi di vero e falso, che intesse la relazione di Ron con Madison, ottiene via via un beneplacito, in nome del fatto – lo spettatore più attento potrà notarvi diverse scorciatoie ed equivoci – che non c’è identità non soggetta al cambiamento; che non sia destinata, potremmo dire, alla crescita. Ma l’eventuale conclusione che ogni identità è costruzione non è sinonimo di «cambiamento». Né l’evitare di costringere sé stessi ad una potenzialmente falsa alternativa (come quella tra Gary e Ron) equivale ad ignorare la distinzione tra verità e menzogna. Sbarazzarsi di un problema, rinunciare a una domanda, non è una risposta.
Da non trascurare è anche la soluzione – se così si può chiamare – di un ulteriore dilemma, riguardo l’ammissibilità o meno che una società sopprima degli individui per ragioni di sicurezza: ma questa ipotetica licenza finisce per (spensieratamente) applicarsi non a conclamati pericoli pubblici, ma a soggetti che corrispondono, più che ad un profilo criminologico, ad un profilo politico. Comunque la si pensi in materia, non è infatti difficile riconoscere, tra i candidati a morire sotto i colpi di Ron e Madison, alcuni dei bersagli polemici preferiti dal dibattito odierno. La vita di costoro, in fin dei conti, non sarebbe preziosa come le altre.
Fa parte della commedia o dobbiamo prenderlo sul serio? Per caso si vuole sottintendere che l’indegnità di queste persone è connessa al loro essere d’intralcio all’entusiasmo della reinvenzione? Il «vivere pericolosamente» di Nietzsche, espressamente citato come sinonimo di «vivere con passione» (nonché di unica «identità» possibile), prevede la loro eliminazione (anche da parte di privati)? Hit Man è davvero una gaudente professione di volontà di potenza?
Marco Maderna
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