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Gloria


TITOLO ORIGINALE: Gloria
REGISTA: Sebastián Lelio
SCENEGGIATORE: Gonzalo Maza e Sebastián Lelio
PAESE: Cile/Spagna
ANNO: 2013
DURATA: 109'
ATTORI: Paulina García, Sergio Hernández, Fabiola Zamora
SCENE SENSIBILI: esplicite scene di sesso e di nudo.
1 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 51 vote, average: 2,00 out of 5

Santiago del Cile. Gloria, sessantenne, separata da dieci anni dal marito e con due figli ormai adulti, conduce una vita solitaria perennemente alla ricerca di qualcuno che la renda felice. In un locale – delle cui feste, frequentate da single attempati, Gloria è una habitué – incontra il galante coetaneo Rodolfo. Tra l’uomo e la donna nasce un’alchimia che potrebbe durare.

Una vita tra sogni e delusioni

La macchina da presa segue la protagonista nella sua routine lavorativa, nelle telefonate e nelle visite ai figli, nelle chiacchierate con la domestica, nei trasferimenti in macchina (rasserenati dalla voce amica della radio che trasmette hit degli anni Settanta) e, soprattutto, nelle serate passate in diversi locali, dove la donna spera di rimorchiare qualcuno che colmi la sua vita malinconica. Tutto il film si racchiude in questa ricerca di senso: Gloria è separata dal marito e sente allontanarsi i figli, che ormai hanno preso la loro strada. Cerca di consolarsi come può tra lezioni di yoga e terapie di gruppo basate sulla risata. Si sente ancora attraente e in questo è assecondata dagli sguardi degli uomini coetanei che incontra, sperando che uno di loro diventi il compagno della sua vecchiaia. Quella che sembra una storia d’amore maturo si risolverà invece in uno spiacevole incontro con un uomo psicologicamente instabile, morbosamente legato all’ex moglie e a due figlie che lo sfruttano. L’amarezza si abbatterà sulla donna, che però riuscirà a sbollire la delusione e ad accettare la sua condizione. Chi ha detto che la felicità è appartenere a un altro?

La solitudine di Gloria come parabola della vita

Film cileno che ha mandato in sollucchero la critica, ottimamente accolto al Festival di Berlino, dove la bravissima Paulina García è stata premiata con l’Orso d’argento per la migliore interpretazione femminile. È una parabola sulla solitudine che alterna mestizia e ironia, secondo un canone ben noto ai frequentatori dei cinema d’essai ma che risulterà distante dal gusto del resto degli spettatori. Gloria è una donna sconfitta dalla vita che non passa i suoi giorni a compiangersi ma a guardare sempre oltre l’orizzonte, in attesa di una novità che la compia come essere umano (non sarà l’ex marito, che ha trovato una compagna più giovane, né i figli, che non smettono di volerle bene ma tenendola a distanza). Sullo sfondo, una riflessione più ampia sul tempo che passa e sui cambiamenti della contemporaneità cui una società – nel film è quella cilena, ma ovviamente il discorso si può estendere – si mostra impreparata. Per bocca del chitarrista cileno Hugo Moraga (che nel film, pur esibendosi con il suo strumento, interpreta un sociologo amico della protagonista), sentiamo dire che le nuove generazioni si sono scoperte una “moltitudine” sul web, sostituendo le rivoluzioni fatte in strada con un afflato “spirituale” del tutto astratto. Che poi è un altro modo per dirsi e pensarsi soli.

Scegliere un film 2014

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