SCEGLIERE UN FILM

Frantz


TITOLO ORIGINALE: Frantz
REGISTA: François Ozon
SCENEGGIATORE: François Ozon, con la collaborazione di Philippe Piazzo
PAESE: Francia
ANNO: 2016
DURATA: 113'
ATTORI: Pierre Niney, Paula Beer, Anton Von Lucke
SCENE SENSIBILI: nessuna
1 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 51 vote, average: 3,00 out of 5

La Prima Guerra Mondiale è appena finita e in una cittadina tedesca la giovane Anna si reca ogni giorno sulla tomba del fidanzato Frantz, caduto in guerra. Un giorno al cimitero incontra un giovane francese, Adrien Rivoire, che dice di aver conosciuto Frantz a Parigi prima della guerra e che con i suoi racconti sembra “guarire” i cuori di Anna e dei genitori di Frantz. Adrien, però, nasconde un segreto e l’amore forse non è forte abbastanza per superare le ferite della guerra…

L’eleganza d’altri tempi di François Ozon

In concorso alla mostra del cinema di Venezia del 2016, l’ultima opera del prolifico François Ozon è un melodramma in bianco e nero (e solo alcuni significativi momenti a colori che sottolineano il riaccendersi dei sentimenti e delle emozioni) con un’eleganza d’altri tempi, illuminata dalle interpretazioni dei giovani protagonisti, la giovane star francese Niney, e la tedesca Paula Beer (che a Venezia è stata anche meritatamente premiata come emergente).

Dolori strazianti e sentimenti impossibili

Sospeso tra riflessione pacifista (le due nazioni nemiche che piangono le morti dei propri figli e festeggiano quelle dei figli altrui, in un perverso patriottismo che diventa autodistruzione), ricamo straziante di dolori e sentimenti impossibili e insieme ritratto impeccabile di atmosfere e ambienti, il film è così accuratamente perfetto da ingenerare, conoscendone l’autore, un sospetto di maniera – e in effetti non è altro che il rifacimento di un’opera di Lubitsch, Broken Lullaby, anche se l’autore si prende molte libertà nella seconda metà.
Se nella prima parte della storia i vari elementi sembrano intrecciarsi in modo più equilibrato, nella seconda Ozon spinge il pedale più decisamente verso il sentimento e si focalizza sul personaggio di Anna e sulla sua evoluzione.
Anna, la fidanzata fedele che piange l’amato ogni giorno al cimitero e sembra essere divenuta una figlia surrogata per i mancati suoceri, è il tramite tra loro e lo sconosciuto francese: del resto è l’unica che parla la sua lingua (la stessa che condivideva con il defunto Frantz) e questo crea un’immediata quanto straniante intimità tra i due (la stessa che sembrano suggerire i flashback dei ricordi dell’amicizia tra Adrien e Frantz).
Qualcosa che sembra trasformarsi progressivamente in un sentimento sotto gli occhi e gli incoraggiamenti dei vecchi genitori del defunto. Ovviamente le cose non sono quelle che sembrano e ben presto la stessa Anna diventa la custode del segreto e dell’ansia di pentimento di Adrien. Quando il ragazzo torna in Francia e sembra scomparire, la ragazza trova infine il coraggio per intraprendere un viaggio alla sua ricerca.
Ed è proprio qui, quando la storia porta Anna lontana dalla sicurezza che il Paese natale e forse anche l’abitudine al lutto le davano, che il personaggio ha modo di esprimere più efficacemente la sua potenza. Alla deriva in un paese straniero che sembra quietamente odiarla (senza cercare forzatamente la violenza Ozon è bravo a suggerire attraverso poche situazioni, sguardi e battute, la tensione della straniera), Anna cerca la verità, quella stessa che nasconde e trasforma per coloro che non potrebbero portarne il peso.
Gli occhi limpidi della giovane Paula Beer trasmettono tutto il dramma di un perdono faticosamente conquistato e di un amore impossibile che, pure se non consumato, apre la porta a una nuova consapevolezza di sé, una presa di responsabilità della propria vita che proprio di fronte ai milioni di morti inutili e alle ferite fisiche e interiori della guerra appare ancor più duramente conquistata.

Quando la forma danneggia il contenuto

Di fronte a film come questo, dove la perfezione estetica e la composizione impeccabile sistematicamente perseguite rischiano di raffreddare un materiale di per sé incandescente, può darsi che la forma finisca per danneggiare il contenuto. Eppure, se si riuscisse almeno un po’ a perdonare il curriculum troppo intellettuale del suo regista, si potrebbe meglio apprezzare una vicenda incredibilmente attuale a distanza di quasi cento anni e lasciarsi trasportare da sentimenti e passioni che il tempo passato non ha reso meno universali.

Laura Cotta Ramosino

Tag: , , ,