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Fino alla fine


TITOLO ORIGINALE: Fino alla fine
REGISTA: Gabriele Muccino
SCENEGGIATORE: Paolo Costella e Gabriele Muccino
PAESE: Italia
ANNO: 2024
DURATA: 118'
ATTORI: Elena Kampouris, Saul Nanni, Lorenzo Richelmy, Enrico Inserra e Ruby Kammer
SCENE SENSIBILI: una sequenza sessuale esplicita; sporadica violenza; uso di droga
1 vote, average: 1,00 out of 51 vote, average: 1,00 out of 51 vote, average: 1,00 out of 51 vote, average: 1,00 out of 51 vote, average: 1,00 out of 5

La ventenne californiana Sophie trascorre a Palermo l’ultimo giorno del suo viaggio in Italia, assieme alla sorella maggiore Rachel. Insofferente a quest’ultima, che pur vorrebbe aiutarla a riprendersi dalla recente scomparsa del padre, Sophie trova compagnia e divertimento in una banda di giovani e scapestrati italiani conosciuti al mare. Tra questi, Giulio, con cui subito scocca la scintilla. Ma la scatenata baldoria si trasforma in incubo: uno del gruppo ha un conto in sospeso con la malavita. La combriccola, Sophie inclusa, viene così risucchiata in un’impresa letale lunga una notte.

Notte brava a Palermo

Tutto qui. Questa la prima parte dell’avventura di Sophie, né più né meno. Del suo passato doloroso il film sembra perlopiù dimenticarsi, riducendosi di fatto alla storia di una giovane ansiosa di tuffarsi nello sballo, alla larga dall’ingombrante sorella, più simile ad un’ossessiva (caricaturale) professoressa che ad un fraterno sostegno. Nonostante la maggiore età, quella di Sophie non è altro che la reazione adolescenziale ad un’arcigna e tormentosa guardiana, che da lei esige solo obbedienza. La soluzione: unirsi ad un gruppo di poco raccomandabili giovani – “ragazzi” non si addice loro –, grazie ai quali Sophie scopre nella goliardia la sottile (si fa per dire) arte di sbarazzarsi di un intero passato. Discoteca, alcol, sesso senza preamboli ed estemporanee inalazioni di droga: questo il tessuto di un’istintuale caciara che la fa non solo divertire, ma addirittura nascere a vita nuova. Con una precipitosità che anche i meno giudiziosi potrebbero trovare vertiginosa.
Di drammatico, in questo puntuale resoconto di vagabondaggio ed eccessi notturni, c’è solo quanto il racconto cerchi di prendersi sul serio: quanto davvero creda di narrare una profonda esperienza di rinnovamento. Subito i quattro italiani diventano i veri amici che Sophie non ha mai avuto; e altrettanto subito, una struggente passione prorompe tra lei e Giulio.

Improvvisarsi gangster

Ancora più seria pretende di essere la seconda parte: se già la prima trasuda improbabilità (per non dire assurdità) a più riprese, non c’è sospensione dell’incredulità che possa riscattare la successiva. Di fronte ai malviventi, i malcresciuti giovanotti, non più ridanciani ma comprensibilmente tremebondi, non fanno che confermare la propria inettitudine. Al contrario di Sophie, che pur tremando con loro, svela un’insospettabile audacia e un innato talento per il crimine. Tralasciando momentaneamente la sua storiella – pardon, il leggendario amore – con Giulio, il film ce ne illustra l’istantaneo e travolgente apprendistato da gangster. Dal non aver mai impugnato un’arma da fuoco, all’improvvisazione di (implausibili) strategie degne di una spy story. Il tutto nell’arco di una notte.
Un’esperienza dall’imprevista potenza benefica, tale da rinforzare in lei ardore e libertà, da concorrere al suo risorgere. Dunque: prima lo sballo e lo slancio ardente per uno sconosciuto. A seguire, il brivido della trasgressione estrema: un’adrenalinica partita contro la morte, come fosse il non plus ultra degli antidoti al lutto. O forse è soltanto un rimedio per le sorelle importune: ecco cosa può offrire l’attraente, appassionata e sublime avventura dell’istintività.

Ridursi all’istinto

Fino alla fine non manca inoltre di ricorrere ad un’abitudine già collaudata nella filmografia di Muccino: quella di tradurre ogni dramma in urla. Come se il grido esteriore, euforico o isterico, sovreccitato o esasperato, potesse supplire ai sommovimenti interiori. Come se l’esito non fosse inevitabilmente superficiale, posticcio o, nei casi peggiori, risibile. Risibile come lo è quest’ultimo film, alle cui emozioni è impossibile credere.
E c’è da sperare che nessuno creda neanche alla sua desolante saggezza, che vorrebbe fare di una serie di bravate, di un amore nato da un quarto d’ora e – ma sì, perché no? – di una spericolata impresa banditesca un’indimenticabile pagina di vita, forse il più commovente dei doni che l’esistenza può regalare. La commovente poesia di ridursi all’istinto.

Marco Maderna

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