5.000 anni fa dieci esseri immortali chiamati Eterni vengono inviati dal Celestiale Arishem sulla Terra, pianeta da lui creato, per difenderla dall’attacco dei Devianti, oscure creature venute dallo spazio. Gli Eterni li spazzano via e rimangono sul nostro pianeta per difendere l’umanità, con la promessa di non interferire mai nella sua evoluzione.
Giorni nostri: l’Eterna Sersi vive a Londra con il suo fidanzato umano Dane, che non sa nulla del suo passato e dei suoi poteri. Con lei vive l’Eterna Sprite, costretta in un corpo da bambina. Una notte un Deviante redivivo li attacca e solo l’intervento dell’Eterno Ikaris, ex sposo di Sersi, li salva.
Il ritorno dei Devianti costringe gli Eterni a riunirsi davanti ad Ajak, l’Eterna Primaria. Ma una minaccia ancora più grande sta per abbattersi su di loro e sul pianeta che hanno giurato di difendere.
Kevin Feige, ideatore e produttore dell’intero Marvel Cinematic Universe, dopo i fasti della Saga dell’Infinito ha chiuso la cosiddetta “fase 3” del MCU per aprirne una nuova. Eternals nelle sue intenzioni doveva essere uno dei film cardine della fase 4 del MCU. Per questo motivo non era affatto scontato affidare la regia del progetto alla regista indipendente Chloé Zhao, che con Nomadland ha vinto l’Oscar alla regia e al miglior film nel 2021, ovvero quando Eternals era già pronto a esordire sullo schermo e solo la nuova ondata di Covid-19 ha indotto la Disney a posticiparne l’uscita.
Trasporre sullo schermo il fumetto di Jack Kirby, riproposto nel 2006 dalle matite di John Romita jr e dalla penna di Neil Gaiman, era senza dubbio una sfida ardua: più che supereroi, gli Eterni sono dei semidei ispirati alla mitologia greca. I loro stessi nomi non ne nascondono l’origine olimpica: Ikaris è capace di volare come Icaro, Makkari è veloce come Mercurio, a Thena manca solo una vocale per essere tale e quale alla dea della guerra.
Per avvicinare gli dèi all’umano, Chloé Zhao ha cercato di mostrarli nella loro intimità, utilizzando anche le ambientazioni per rappresentare le emozioni di questi esseri immortali – e perciò rischiosamente tendenti all’atarassia. Per la prima volta, un film del MCU ha abbandonato la sicurezza del blue-screen in studio e si è affidato a molte scene in esterno, seguendo i desiderata della regista sinoamericana, forte della sua esperienza nelle riprese dei panorami evocativi di Nomadland.
È così che ciascuno dei dieci eterni viene raccontato da vicino, ognuno con poteri e ambizioni diversi e spesso contrastanti rispetto agli altri. Conflitti, passioni, visioni del mondo e dell’universo li portano a dividersi e ritrovarsi più volte nell’arco della loro storia millenaria, condensata in due ore e mezza di film. Regista e sceneggiatori riescono nell’impresa, ma lasciano sullo sfondo il rapporto tra gli Eterni e gli uomini, solo accennato e probabilmente rinviato a prossimi titoli a loro dedicati, nelle sale o in forma di serie su Disney+.
A parte poche eccezioni – tra tutte spicca quella dell’eterno Phastos che si crea una famiglia sulla Terra (la prima omosessuale nel MCU) – l’umanità si pone come mera vittima che merita di essere difesa per qualche raro gesto di gentilezza nei confronti degli Eterni o verso il pianeta che proteggono. Emblematico è il caso di Kit Harrington, che interpreta la parte di Dane Whitman, il fidanzato umano di Sersi, che appare solamente all’inizio e alla fine del film. Il fumetto invece – soprattutto nella versione del 2006 di Gaiman e Romita – calava gli immortali Eterni nella routine terrena degli uomini, suscitando l’empatia del lettore per questi semidei. Una lezione che discende dalla stessa mitologia che li ha ispirati: non c’è brano che non veda Giove, Apollo e Mercurio scendere dall’Olimpo per interagire con le vite dei mortali.
Perché se nella dimora degli dèi ci si annoia, figuriamoci al cinema.
Claudio F. Benedetti
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