Il Signore delle Arti Mistiche Doctor Strange salva una ragazzina con un potere straordinario: la giovane America Chavez può viaggiare da un universo dimensionale all’altro, ma non ha capito ancora come controllare il proprio potere. Non sa nemmeno come sia finita nel nostro mondo: sa solo che stava scappando da un demone che vuole assorbire il suo potere. Un demone che Strange presto scoprirà di conoscere molto bene…
Il ventottesimo film del Marvel Cinematic Universe è sicuramente il lungometraggio più atteso dell’anno. Si potrebbe limitare questa attesa agli appassionati del genere, che tuttavia stanno diventando film dopo film un pubblico molto vasto e soprattutto l’unico capace di garantire le sale piene anche nei giorni infrasettimanali.
Questo capitolo della saga, seguita e iniziata dal produttore Kevin Feige con Iron Man nel 2008, rappresenta lo snodo cruciale della cosiddetta “quarta fase” del MCU. Una fase che ha spiegato agli spettatori genesi e potenzialità del multiverso, presente da decenni nei fumetti Marvel e finalmente arrivato anche nello sviluppo delle sue trame seriali e cinematografiche. Diventa quasi d’obbligo dunque guardare non solo gli altri film, ma anche le serie Marvel per potere godere e comprendere appieno questo Doctor Strange – in particolare WandaVision, che narra della trasformazione di Wanda Maximoff in Scarlet Witch, antagonista del film. Una scomodità venduta come approfondimento e che ormai è diventata un’abitudine: ciononostante, non meno fastidiosa.
Infiniti universi, infinite possibilità: non bisogna scomodare Giordano Bruno per accorgersi che il tema del multiverso non è poi tutta questa novità, ma in una società sempre più fluida il concetto delle molteplici realtà torna attuale e sicuramente di moda.
Doctor Strange nel multiverso della follia era atteso anche per il ritorno alla regia di un film Marvel di Sam Raimi: se non il capostipite dei registi cinecomic, sicuramente il più famoso e amato. Sono passati esattamente vent’anni dal suo primo Spiderman: un film che insieme a X-Men ha spalancato al cinema del terzo millennio il fruttuosissimo genere dei supereroi.
Tuttavia, Sam Raimi si era fatto le ossa rilanciando l’horror, e in questo secondo titolo dedicato al Signore delle Arti Mistiche lo ricorda a tutti quanti: zombie, cadaveri che escono dalle tombe, streghe e libri oscuri dominano il film, con effetti speciali che lo rendono senza dubbio tra i migliori del MCU per spettacolarità e fantasia.
La magia però non basta a rendere memorabile questo film, che accusa una trama piena di colpi di scena molto forzati. Il più grande e ripetuto guarda-caso del film risiede proprio nel superpotere che dà origine all’intreccio: America Chavez non sa dominarlo e quindi ogni volta che è in pericolo ne perde il controllo, teletrasportando lei e Strange… nell’esatto universo che permette loro di avanzare nella trama. Così fino al finale, quando Strange sospetta che America sia stata sempre intimamente capace di governarsi. Una specie di provvidenza magica scoperta sul finale, che fa sentire il pubblico un po’ fregato… un trucco da illusionisti più che da Stregoni.
Claudio F. Benedetti
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